W TUTTI. 10. È il caso di dirlo, una volta di più e più che mai: W tutti, i corridori. Soprattutto i più forti, i più bravi, i più battuti in questa Sanremo palpitante e eletrizzante come sempre, più di sempre. Vince Mohoric con un colpo a sorpresa lungo la discesa del Poggio, e appena tagliato il traguardo i primi a complimentarsi con lui sono i battuti: dal connazionale Pogacar al belga Wout Van Aert, fino a Van der Poel. Tutti in fila a dirgli bravo e abbracciarlo, come se avessero vinto loro. Ha vinto ancora una volta il ciclismo.
Matej MOHORIC. 10 e lode. Usa il telescopico e lo vedono con il binocolo. Il campione di Slovenia coglie l’attimo dopo un’ascesa al Poggio da cardiopalma. Scatti su scatti, rilanci e rincorse. Che battaglia, ragazzi! Lui sta lì, risponde colpo su colpo, poi tocca a lui, appena inizia la discesa. Rischia in un paio di occasioni l’osso del collo, ma Matej è matto (in senso buono) e sa usare la bicicletta come pochi in gruppo. Corregge e raddrizza, soprattutto rilancia, con quel reggisella telescopico che ti consente una migliore guidabilità, se hai sensibilità del mezzo. Perché con il telescopico si va più forte e si rischia di meno quando si osa, quando si è capaci di arrivare al limite. Vince con un numero di grande classe, da autentico Kamikaze, con un finale d’autore, dove il rischio fa parte del gioco e un gioco così non riesce se non si è capaci di rischiare.
Anthony TURGIS. 9. Il vice Sagan si inventa un finale pazzesco e per poco non corona il sogno. Ci resta d’argento, dopo un finale d’oro, che brilla come una gemma preziosa.
Mathieu VAN DER POEL. 9. Alla vigilia il suo staff ha fatto sapere che l’olandese era qui per allenarsi: oggi i programmi prevedevano un lungo di almeno sei ore, tanto vale fare la Sanremo. Tanto vale fare un terzo posto al suo rientro. Quanto vale Van der Poel? Tanto…
Michael MATTHEWS. 7,5. Vincere? Forse non è più il suo tempo, ma lui c’è sempre. Questi sono i suoi territori, questa è la sua tazza di tè.
Tadej POGACAR. 6,5. Certo, è probabile che abbia insistito eccessivamente nel rilanciare l’azione, nell’incaponirsi con allunghi che hanno fatto male a tanti, e pure a lui. Ma che spettacolo! Che bellezza! Che fortuna abbiamo ad avere questi ragazzi, questa generazione di corridori.
Mads PEDERSEN. 6,5. L’ex campione del mondo non ama la Sanremo, non la sente sua, sente di non averla nelle corde, ma la corre per onor di firma e di squadra in mancanza di Stuyven, ma già che c’è, arriva con i migliori. Ci pensi, può essere sua. Se se la sente…
Soren KRAGH ANDERSEN. 7. Il 27enne danese prova anche il colpo, in quel bailamme finale di rara bellezza, poi resta lì, a divertirsi fino alla fine.
Wout VAN AERT. 5,5. Sembra in palla, non si può dire che non sia lì a giocarsela, ma alla fine subisce troppo, subisce tanto.
Arnaud DEMARE. 5,5. Perde il treno, per pochi secondi, per pochi metri, ma lo perde.
Vincenzo ALBANESE. 7. È il primo degli italiani (11°), dopo una corsa pazzesca della sua Eolo Kometa. Non si può rimproverare di nulla. Finisce nella centrifuga del World Tour e non ne esce poi così male: solo da stirare.
Biniam GIRMAY. 7. Per l’eritreo della Intermarché quella di oggi era la prima Sanremo: fosse entrato nei dieci sarebbe stata la prima volta di un corridore del Continente Nero. Arriva 12°, ma che bravo!
Giacomo NIZZOLO. S.V. È lì, con i migliori, nei primi dieci, in controllo pieno, poco prima di iniziare la discesa del Poggio. Poi, dopo pochi tornanti, perde aderenza finisce per le terre con Damiano Caruso a ruota che lo evita in pieno. Stava bene, aveva la sua grande occasione, ma come canta La Rappresentate di Lista ci vuole il c… Ciao Ciao.
Primoz ROGLIC. 5,5. Cerca di dare una mano sul Poggio con uno scatto al rallentatore sul Poggio. Sembra che abbia il piombo sotto i pedali, forse aveva più semplicemente le gambe di piombo.
Samuele RIVI. 9. È l’ultimo ad arrendersi con uno strepitoso Alessandro Tonelli della Bardiani CSF Faizanè. I due ragazzi partiti di prima mattina con altri sei compagni di avventura si sciroppano 284 chilometri di una fuga tutt’altro che banale: anche loro contribuiscono a rendere questa Sanremo bellissima.
Yevgeniy GIDICH. 8. Il corridore dell’Astana Qazaqstan parte al pronti via con il compagno di squadra Artyom Zakharov, Alessandro Tonelli (Bardiani-CSF-Faizanè), Filippo Tagliani (Drone Hopper - Androni Giocattoli) Ricardo Alejandro Zurita (Drone Hopper - Androni Giocattoli), Diego Pablo Sevilla (EOLO-Kometa), Samuele Rivi (EOLO-Kometa) e Filippo Conca (Lotto Soudal). Giornata al vento, con il vento in poppa.
Davide FORMOLO. 8. Mena come un fabbro per mettere sotto pressione il gruppo sulla Cipressa. Lo fa con forza e determinazione. Lo fa fin che ne ha, e ne ha da vendere.
Diego ULISSI. 7. Pilota il bimbo poco prima che il bimbo si metta in azione, scatenando la rumba. Lui dà il là, e il bimbo va.
Peter SAGAN. S.V. Nel trasferimento, gli cade la catena. A 30 dal traguardo, poco prima della Cipressa, gli cade di nuovo: molto bene. Alla fine gli cadono le braccia e forse non solo quelle.
Jonathan MILAN. 8. Il Bahrain Victorious corre con grande attenzione e acume tattico. Non è un caso che Tantnik arrivi 9°. Non è un caso che Johathan meni le danze poco prima della della Cipressa. Che lavoro…
Fabio JAKOBSEN. 4. Come velocista non si discute, ma la Sanremo, checchè se ne dica, è tutt’altra cosa.
Alexsander KRISTOFF. 4. Si sentiva bene, ma forse sentiva qualcos’altro.