Le cicliste ucraine Maryna Ivaniuk, 31 anni, e Viktoria Melnychuk, 23, che da quest’anno difendono i colori del team astigiano Servetto-Makhymo-Beltrami TSA, sono giunte in Italia il 22 febbraio scorso, giusto un paio di giorni prima dell’invasione russa.
«Il loro arrivo era programmato da più di un mese – dice il Direttore Sportivo della squadra, Dario Rossino –, per fortuna sono riuscite a partire prima che nel loro Paese chiudessero gli aeroporti». Adesso le due ragazze vivono ad Asti, in un appartamento in zona corso Dante che dividono con Anna Potokina, l’esperta ciclista russa che da otto stagioni corre nel team presieduto da Stefano Bortolato. Va detto che Anna, 34 anni, ricopre un ruolo importantissimo in seno al Team Servetto, perché non solo gareggia, ma funge anche da segretaria, interprete e accompagnatrice.
Ieri mattina, ad esempio, ha accompagnato le due nuove compagne di squadra all’HastaFisio, dove Maryna e Viktoria si sono sottoposte alle rituali visite mediche necessarie per partecipare alle gare italiane. Sabato prossimo, infatti, è previsto il loro debutto nelle Strade Bianche, a Siena.
«Le due ragazze non parlano italiano – afferma Anna – e sarebbero state in difficoltà a rispondere alle domande dei medici. Io le aiuto volentieri, perché con me loro sono gentilissime ma soprattutto perché anche se i nostri Paesi sono in guerra noi non ne abbiamo nessuna colpa, anzi le prime vittime siamo proprio noi, che viviamo lontano da casa e siamo preoccupati per la sorte delle nostre famiglie. I veri colpevoli (lei veramente usa un’altra parola…ndr) sono i responsabili politici dei due Paesi, che solo per i loro scopi ci hanno portato a questa situazione rovinosa».
Ma in casa che atmosfera si respira? «Tra di noi – risponde la Potokina - non parliamo mai della guerra, anche se ovviamente il nostro pensiero è sempre là. Per fortuna in casa abbiamo internet illimitato e tramite i cellulari siamo in continuo contatto con i nostri famigliari. Maryna e Viktoria sembrano abbastanza tranquille, o comunque sanno mascherare bene le loro preoccupazioni, visto che, per ragioni di sicurezza, la famiglia di Viktoria adesso vive in un bunker. In realtà la più arrabbiata (anche qui usa un’altra parola…) delle tre sono io, perché questa guerra sta creando dissapori anche con la mia famiglia: loro sono favorevoli alla guerra, io la penso diversamente. Perché vorrei restare ad Asti per il resto della vita ma, sentendo l’aria che tira contro i russi, non voglio rimanere come persona non gradita. Oltretutto per una ragione di cui mi sento vittima, non certo colpevole».
da La Stampa – edizione di Asti
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