Nelle prime volate della stagione in terra spagnola è emerso prepotente un nuovo treno ad alta velocità, quello della Intermarché-Wanty-Gobert. La formazione belga ha costruito attorno ad Alexander Kristoff un drappello ben amalgamato, che sembra poter diventare uno dei nuovi punti di riferimento per gli arrivi a gruppo compatto. A lanciare il norvegese, vincitore della Clasica de Almeria, c’è il nostro Andrea Pasqualon, che si è calato subito alla perfezione nel nuovo ruolo e, alla Volta Valenciana, non ha sfigurato di fronte al principe dei lead-out, vale a dire Michael Morkov della Quick-Step.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente durante il suo viaggio di trasferimento verso l’Algarve, dove oggi comincerà la breve corsa a tappe lusitana con la speranza di lanciare Kristoff verso altre vittorie.
Andrea, il bilancio di queste prime uscite da ultimo uomo?
«Direi bene, finché si vince vuol dire le cose stanno andando come dovrebbero. Abbiamo sfruttato la Valenciana per fare un po' di rodaggio e già ad Almeria siamo stati pressoché perfetti».
Già alla Valenciana, però, avete tenuto botta nel testa a testa con il treno della Quick-Step.
«Sì, per essere stato il primo test ufficiale direi che ci siamo comportati bene. Kristoff necessitava di qualche gara in più per trovare l'esplosività giusta e ad Almeria ha dimostrato tutta la sua classe. Secondo me non siamo da meno rispetto al treno della Quick-Step, anche se loro magari hanno più esperienza. Sono sicuro che ci faremo valere anche nelle grandi corse. Chiaro, per vincere contro velocisti come Ewan o Jakobsen bisogna essere perfetti, ma anche loro dovranno esserlo per batterci, perché alla Valenciana abbiamo visto che quando a Jakobsen è mancato Morkov non è riuscito a fare la volata (quella vinta da Moschetti, ndr)».
Ti abbiamo visto fare sia l’ultimo che il penultimo uomo…
«Dipende dal percorso. Alla Valenciana ero l'ultimo uomo perché il tracciato delle tappe era un po' più esigente e in un finale nervoso riesco ad emergere meglio, mentre quando la corsa è pressoché piatta, come capitato ad Almeria, sono il penultimo e lascio lanciare la volata ad Adrien Petit. Però non c'è una regola scritta, dipende anche da come siamo messi nel finale, può capitare di scambiarci, l'importante è sapere che siamo noi due a dover lanciare Kristoff e finora ci siamo sempre capiti alla perfezione».
Avevi mai avuto il compito di lanciare un grande velocista?
«No, non l'avevo mai fatto, ma semplicemente perché non ho mai fatto parte di una squadra attrezzata per le volate. Quest'anno si è deciso di costruire un bel team attorno a Kristoff e la Intermarché si è subito fidata di me, affidandomi questo importante ruolo. Nessuno aveva mai pensato che potessi fare parte di un treno per un grande velocista e invece sto dimostrando di poterlo fare bene».
Ormai sei un dei volti simbolo della Intermarché.
«Non firmi un contratto di 6 anni con una squadra senza motivo. Qui mi trovo benissimo. Dopo la vittoria di Almeria il general manager del team, Jean-François Bourlart, mi ha mandato un messaggio bellissimo per ribadire il ruolo importante che ho all'interno della squadra. Sono piccole cose che fanno grandissimo piacere, soprattutto dopo tanti anni di professionismo».
Tanti sprinter dicono che saper far bene l’ultimo uomo ti allunga la carriera.
«Esattamente! Bisogna capire quando mettersi a disposizione della squadra oppure puntare ad un risultato personale. Io ho compreso che il ruolo dell'ultimo uomo potrebbe essere veramente decisivo nel prosieguo della mia carriera. Con questo, però, non voglio dire che rinuncerò alle ambizioni personali. Le occasioni per avere la squadra a disposizione non mancheranno».
Il feeling con Kristoff com’è?
«Ho avuto modo di conoscerlo bene in questi mesi. L'ho visto sereno e motivato, credo che qui abbia ritrovato la fiducia che gli è un po' mancata negli ultimi anni. Dopo la vittoria di Almeria, a cena, mi ha detto che non aveva un treno così performante dai tempi della Katusha e questo lo ha caricato ancora di più. Non si vincono 82 gare per caso, ha ancora molto da dare in questo finale di carriera».
Correrete spesso assieme?
«Sì, i nostri programmi coincidono fino al Tour de France. Per poter rendere al meglio lui ha bisogno di me e io di lui. Dopo l'Algarve comincerà un periodo molto intenso con la campagna fiamminga, con Omloop Het Nieuwsblad, Kuurne-Bruxelles-Kuurne, Le Samyn, dopodiché Tirreno-Adriatico, Milano-Torino, Milano-Sanremo e poi via ancora con Gent-Wevelgem, Giro delle Fiandre, Amstel Gold Race e Parigi-Roubaix. Quest'anno niente Giro d'Italia, sarà all-in sul Tour».
Sarà la tua prima volta alla Parigi-Roubaix?
«Sì, per un motivo o per l'altro non l'ho mai fatta e quest'anno credo sia l'anno giusto per il debutto. L'anno scorso la squadra ha preferito mandarmi a Le Samyn, dove ho fatto da ultimo uomo a Danny Van Poppel che poi ha vinto, ma quest'anno non dovrebbero esserci sovrapposizioni. L'anno scorso il podio della Roubaix era tutto formato da corridori al debutto nella corsa, compreso il mio vecchio amico e rivale Sonny. Speriamo sia di buon auspicio...».
E poi c’è un Mondiale che potrebbe adattarsi alle tue caratteristiche.
«Sono sincero, ci sto pensando. Analizzando il percorso del Mondiale australiano, credo veramente che potrei essere utile alla squadra, soprattutto con quell'arrivo leggermente in salita. Negli ultimi anni di carriera che mi rimangono vorrei poter aiutare la causa azzurra e partecipare per la prima volta ad un Mondiale. Adesso però è presto per pensarci, con il CT Bennati non ho ancora parlato ma so che mi sta tenendo d'occhio. Sfrutterò quest'anno con Kristoff per dimostrare di saper fare anche un certo tipo di lavoro in appoggio ai capitani».
Un sogno per quest’anno ce l’hai?
«Mi piacerebbe essere protagonista fino alla fine al Giro delle Fiandre. Sarebbe veramente il coronamento di una carriera».
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