Superman non è il giornalista Clark Kent che indossa una tuta azzurra e un mantello rosso e rivela i suoi poteri magici, non è neanche Filippo Ganna che vola in un velodromo o Sonny Colbrelli che galleggia sul pavè. Superman è – modestia a parte – uno che in bicicletta traduce i sogni in viaggi, e quando si sveglia, è al traguardo.
Mimmo Ciaccia è pugliese di Carovigno, la sua prima bici era una Graziella, e la sua prima impresa da Carovigno al Santuario di Belvedere e ritorno, totale sei chilometri, la sua seconda bici una Legnano, e la sua seconda impresa da Carovigno a Ceglie e ritorno, per andare – spesso ma non sempre - a scuola, totale 37 chilometri, e quando ha battezzato il progetto Bici & Solidarietà ha trovato un senso alla vita. Dalla Carovigno-Menfi in sette giorni nel 2009 alla pedalata lungo il Po passando per un viaggio in Albania che ha voluto condividere, fra gli altri, con un allenatore di calcio come Gianni De Biasi, c.t. dell’Albania (e adesso dell’Azerbaigian), con un attore come Giovanni Storti (quello di Aldo, Giovanni e Giacomo) e con un corridore come Marzio Bruseghin (quello degli asini, tricolore e azzurro).
Da tutto questo pedalare, che significa guardare, respirare, sudare, che significa anche studiarsi, scoprirsi, specchiarsi, è nato “Superman ha una Graziella” (Edizioni Zerotre, 284 pagine, 18 euro), un diario di bordo, di viaggio, di vita, uno zibaldone di luoghi e strade, un’enciclopedia di stati d’animo e stati fisici, un emporio di sentimenti e affetti, battute ed episodi. Dai dialoghi sulla conterranea Elisabetta Gregoraci a quelli con l’ex calciatore Franco Selvaggi, dall’incontro con la pedalatrice per la pace e la sicurezza Paola Gianotti a quello con l’attrice Natasha Stefanenko, dalla proiezione in piazza del documentario “Quelli con... Beppe Viola” con il giornalista Paolo Maggioni alla partecipazione all’evento “Vignale Danza” condotto da Lia Capizzi e Enrico Bertolino. Di tutto e di più, di grande e di lunga.
Mimmo Caccia, con Bici & Solidarietà, ha una filosofia e la traduce in pratica: “Non pedalare a testa bassa, ma a testa alta, guardandosi intorno, cercando di mandare un messaggio positivo. Una goccia nell’oceano, sì, ma pur sempre una goccia in più”. Ha mete culturali e le trasforma in ciclistiche: “Nel carcere entriamo in una decina di persone; i controlli sono molto rigidi, ci sono tre portoni di ferro da superare. La cella di Gramsci è rimasta intatta nel tempo”. Ha intuizioni e le concretizza in appuntamenti: “Pino Leto ha scritto un libro, ‘Dalla strada al ring’, che potremmo presentare a Carovigno. Su internet trovo il numero di cellulare della casa editrice” e così sarà.
Il nostro Superman non scala lo Zoncolan più in fretta di Gibo Simoni e Chris Froome, e in un’ora non fa più chilometri di quelli raggiunti da Victor Campenaerts nel 2019 ma nemmeno da Petit-Breton nel 1905. Ma ha un cuore grande così, come quello di don Angelo Corvo, il sacerdote pugliese che ha il coraggio di fare sempre nomi e cognomi: “Gli onesti si facciano sentire, forse non hanno urlato abbastanza!”. O non hanno pedalato abbastanza.
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