«I chetoni non hanno alcun effetto sulle prestazioni»: ad affermarlo è il professor Xavier Bigard, direttore medico dell'Unione Ciclistica Internazionale. In una intervista rilasciata al quotidiano francese L’Equipe, il professor BigarD ha cercato di fare un po’ di luce sugli studi iniziati dall’UCI, richiesti in particolare da medici di squadre francesi.
I prodotti a base di chetoni erano apparsi per la prima volta in gruppo due anni fa al Tour de France, utilizzati in particolare dalla dalla Deceuninck-Quick Step e dalla Jumbo-Visma. Gli stessi Primoz Roglic e Julian Alaphilippe hanno riconosciuto l'utilizzo di questo integratore, peraltro naturalmente prodotto dall'organismo, tramite la degradazione dei lipidi.
I chetoni, definiti integratori naturali, hanno suscitato dei dubbi - si parla di un vantaggio per l’atleta durante lo sforzo fisico prolungato - ma anche la preoccupazione per gli effetti a lungo termine, legati all’assunzione.
Quindi, dpo varie sollecitazioni, l'Unione Ciclistica Internazionale lo scorso settembre ha raccomandato ai corridori di non utilizzare questa sostanza, in attesa di avere i risultati di uno studio approfondito.
BigarD ha voluto ricordare che i chetoni non sono riconosciuti come prodotti dopanti dalla WADA, l’Agenzia mondiale antidoping: ma allora per quale motivo l’UCI avrebbe chiesto ai corridori di non assumere chetoni? Per Xavier Bigard, ad oggi, non ci sono prove scientifiche che dimostrino che i chetoni migliorano le prestazioni di un atleta in gara. In particolare il medico francese fa riferimento a ben 5 studi pubblicati al riguardo, con il primo edito già nel 2016. Ma è proprio in questo primo studio che si parla di un miglioramento fino al 15%. Il medico francese però ha replicato dicendo che quello studio era stato male interpretato, perchè era stato effettuato in condizioni di sovrallenamento, che non corrispondono assolutamente alla realtà di una gara. Bigard ha poi aggiunto che nessuno dei successivi studi ha confermato i risultati dei test eseguiti nel 2016.
Il medico UCI ha poi sottolineato come anche i risultati dello studio del 2020, condotto dai medici dell’università belga di Lovanio, non hanno confermato i risultati del 2016. Quindi cosa avrebbero dimostrato questi studi? La risposta è riportata nei risultati di alcuni test, che oltre ad evidenziare che non ci sia alcun miglioramento della prestazione, hanno mostrato un deterioramento in determinate condizioni.
«E’ stato scoperto che questi corpi chetonici causano disturbi digestivi – ha spiegato Bigard a L’Equipe -: non sono ovviamente gravi, ma possono spiegare un peggioramento delle prestazioni dovuto a pesantezza digestiva, nausea, a volte vomito o accelerazione del transito. La pericolosità di questi segni secondari è limitata, ma esiste. Finché c'è questo potenziale di effetti collaterali e non c'è miglioramento delle prestazioni, non vedo perché dovremmo raccomandarne l’uso. Abbiamo quindi emesso un avviso di non raccomandazione».
Quindi i chetoni, non migliorano le prestazioni, ma addirittura avrebbero degli effetti negativi sull’organismo. Sappiamo che ci sono corridori che hanno dichiarato di assumere chetoni sotto forma di integratori alimentari, quindi si potrebbe pensare a qualche rischio per la salute di questi atleti, ma anche in questo caso il medico UCI invita alla cautela.
«Non demonizzeremo il rischio, perché rimane piuttosto limitato allo stato attuale delle nostre conoscenze. Sappiamo che le riserve di glucosio sono limitate nel corpo e che diminuiscono durante l'esercizio fisico. Sappiamo però che possiamo usare altre forme di carburante, proprio come il glucosio: amminoacidi e corpi chetonici. Il problema è che in pratica non funziona. Ci sarebbe dovuto essere un miglioramento prestazionale chiaramente visibile nei vari studi scientifici, ma non c’è stato ed è importante precisarlo».
Tutti gli studi condotti sui chetoni hanno chiarito che non esiste un miglioramento della prestazione e che potrebbero creare qualche probelma per la salute, ma nulla si sa riguardo gli effetti a lungo termine. Test di questo genere, secondo Bigart, non sarebbero necessari, così come non sono stati effettuati sulla creatina.
L’UCI ha voluto un suo studio sui chetoni, che non ha evidenziato miglioramenti, ma al contrario effetti negativi a livello digestivo. «Abbiamo tutte le ragioni per credere che i chetoni non migliorino le prestazioni, ma ci sono una o due cose di cui essere consapevoli: il dosaggio, cioè la quantità ingerita e la ripetizione delle assunzioni, e il tipo di chetoni».
Arrivando alle conclusioni, se non ci sono miglioramenti, per quale motivo ci sono squadre che farebbero uso dei chetoni? La risposta data dal medico UCI non è stata del tutto convincente e arriva a giustificarne l’utilizzo come un effetto placebo.
«Possiamo porci la questione dell'effetto placebo - ha continuato Xavier Bigart -. Quando abbiamo fatto studi scientifici sull'effetto della creatina o degli aminoacidi, con il doppio test cieco, nessuno sapeva cosa stesse consumando durante l'esperimento e l’anonimato è rimasto ovviamente fino alla conclusione dei test. Invece quando un corridore assorbe una fiala al chilometro 150, sa cosa sta consumando. Non si può quindi escludere la teoria dell’effetto placebo».
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