La più reale è W VERDI: significa Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia, e comparve sui muri di Milano e Venezia durante il Risorgimento.
La più comica è W LA FOCA: il titolo di un film italiano del 1982, con Bombolo, Lory del Santo e Moana Pozzi, e la sottile allusione ve la lasciamo immaginare.
La più musicale è W LA MAMMA: la canzone di Edoardo Bennato, “W le donne con i piedi per terra, le sorridenti miss del dopoguerra...”.
La più cinematografica è W.: la W. di George W. Bush, il film del 2008 di Oliver Stone sull’ex presidente degli Stati Uniti, nel cast anche Richard Dreyfuss e Ellen Burstyn.
La più poetica è W LA LIBERTA’: “Quella scritta storta sui muri delle case, delle prigioni, delle fabbriche e dei tuguri”, cantata dai Gufi nel 1969.
I muri d’Italia raccontano passioni e slanci, atti di fede e dichiarazione d’amore. Quel W è un congiuntivo esortativo, un augurio maiuscolo, un’esclamazione entusiastica e un prefisso entusiasmante. Cui spesso agganciare nomi di fidanzate o cognomi di protagonisti, anche nello sport, anche nel ciclismo.
L’altro giorno Andrea Stefanoni, su Facebook, mi ha inviato questa foto e il seguente messaggio: “Domenica ho visitato il mausoleo di Augusto a Roma, in corso di restauro. Mi ha fatto tenerezza scoprire questa vecchia scritta”. W BARTALI.
Scrivere sui monumenti è vandalismo. Ma quel W BARTALI – lo confesso – anche a me ha fatto tenerezza.