Per il primo raduno prestagionale con la squadra, Christian Scaroni ha dovuto semplicemente uscire di casa. La Gazprom-Rusvelo, infatti, si è ritrovata a Villa Fenaroli, Rezzato, e a lui, bresciano doc, sono bastati nemmeno cinque chilometri per raggiungere compagni e staff. Il 2022 rappresenterà la sua terza stagione da professionista, anche se la prima, quella del covid, difficilmente può essere considerata tale, soprattutto per un neopro che ha bisogno di prendere confidenza con il nuovo mondo.
Cresciuto tra General Store, Sangemini-MG.Kvis, Petroli Firenze e la cantera della Groupama-FDJ, Scaroni ha sempre dimostrato di essere un corridore sopra la media, cosa che ha cominciato ad intravedersi anche negli ultimi mesi di questa stagione: «Da fine agosto all'ultima corsa dell'anno son sempre stato coi primi 20 - racconta Christian a tuttobiciweb -. Poi chiaro che qualche volta ho dovuto sacrificarmi per Simone Velasco che è più veloce, ma l'ho fatto volentieri. Non ho vinto, ma ho capito e fatto capire che nel 2022 posso stare davanti. Sono un corridore che in gruppetti di 7-8 atleti può anche giocarsi la vittoria, poi se ho la gamba per arrivare da solo tanto meglio. Faccio fatica nei tapponi dolomitici, con salite dure e lunghe, mentre mi trovo a mio agio su salite di 5-6 km, anche da ripetere più volte nel corso di una gara. Stiamo però anche lavorando per essere competitivi in quelle più lunghe, visto che fisicamente dovrei adattarmi abbastanza bene. Nell'ultima tappa del Giro di Sicilia, per esempio, ho attaccato su una salita lunga e pedalabile, Portella Mandrazzi, insieme a Kreuziger che mi spronava, abbiamo provato a far saltare il banco avendo anche Velasco in classifica. Alla fine non ce l'abbiamo fatta, ma mi son portato a casa la maglia di miglior scalatore e i direttori sportivi hanno apprezzato molto la tenacia e la voglia di attaccare».
Scaroni, che le vacanze le ha trascorse facendo un paio di gite culturali a Napoli e Venezia, sa che il 2022 è un anno importante per confermarsi a livelli importanti, anche perché il ciclismo d’oggi i giovani non li aspetta più di tanto: «Mi aspetto di ripartire da dove avevo lasciato, sperando di fare un ulteriore step in avanti e, perché no, centrare la prima vittoria da professionista – ammette ancora il bresciano, che sogna di vincere la Freccia Vallone e di testarsi sul pavé fiammingo del Giro delle Fiandre -. Anche se facile non è, perché anche nelle corse di secondo piano il livello è molto alto e me lo confermano i corridori più esperti, che dicono che fino a qualche anno fa bastavano valori più bassi per arrivare davanti, ma ora è diverso». Christian ammette di ammirare i corridori che danno spettacolo, che attaccano da lontano senza timore, e che questa generazione di giovani, ancor più giovani di lui, lo impressiona non poco: «Mi fanno sentire vecchio. Passano giovanissimi e magari mi arrivano anche davanti, ma so che ognuno ha il suo percorso di crescita, non devo farmi prendere dall'ansia di dimostrare tutto subito. Pogacar e Evenepoel? Li ho incrociati tra Giro dell'Emilia e Milano-Torino, mi hanno impressionato per la sicurezza che hanno dei loro mezzi. Se il ciclismo sta cambiando penso lo si debba a loro; per esempio, all'Emilia di quest'anno, Remco ha attaccato sul primo passaggio al San Luca, cosa che fino a qualche anno fa era impensabile, e alla Milano-Torino la Deceuninck ha aperto un ventaglio a 80 km dal traguardo. Non si può mai stare tranquilli».
La Gazprom-Rusvelo, dal canto suo, sta diventando sempre più internazionale: dal 100% di russi del 2019 è passata a 9 atleti russi su 21, con la pattuglia italiana sempre più nutrita e ora di sette elementi. «Così è sicuramente più facile fare gruppo. I russi ormai parlano quasi tutti italiano, c'è sintonia. Qualche parola di russo l'ho imparata anch'io, però non mi sono mai messo a studiarla veramente. Inglese e francese, comunque, li so già abbastanza, quindi per ogni evenienza son ben coperto». La speranza, di staff e corridori, è quella di strappare un pass per il Giro d’Italia dopo averlo inseguito invano negli ultimi anni: «Me lo auguro, ma non mi faccio illusioni, perché poi magari ci rimango male. Cerchiamo di partire forte, dimostrare il nostro valore e dar prova di valere un palcoscenico come quello del Giro».
Milanista sfegatato, «con il tablet sempre a portata di mano le partite riesco a guardarle anche quando sono in ritiro o alle gare, e poi c'è Marco Canola, altro milanista, che mi fa compagnia», Scaroni, è suo malgrado, vittima di un singolare equivoco ormai da diversi anni. Se lo si cerca sul web, infatti, quasi tutti i siti riportano il suo nome come Cristian, compresi quelli dell’UCI, ProCyclingStats e Wikipedia, quando in realtà si scrive con l’H: «Non molti lo notano, ma è così. Il mio nome è Christian con l'H, ma sul web circola Cristian senza H perché probabilmente da giovanissimo la mia squadra aveva commesso un errore di battitura nella creazione del cartellino, ma da lì si è sparso ovunque e non sono più riuscito a farlo correggere. L'ho fatto presente tante volte, ma non c'è nulla da fare. Ormai, sinceramente, ho anche rinunciato». Dunque, ci uniamo anche noi al suo appello: si scrive Christian Scaroni. Con l’H.
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