
Procedono ad ampie curve oppure a zigzag. Girano in lungo e in largo. Inseguono nuvole e farfalle. Scoprono l’equilibrio e la libertà. Bambini in bicicletta. Il simbolo dell’allegria, il ritratto della felicità, la bandiera della gioia. Ogni volta che vedo un bambino in bicicletta – scriveva l’inglese Herbert George Wells – penso che per la razza umana ci sia ancora speranza”. Wells è considerato il padre della fantascienza. Ma la bicicletta, da più di due secoli, è una splendida e splendente realtà. Soprattutto per i più piccoli.
Domani torna “Bimbimbici”, la pedalata in famiglia promossa ogni anno dalla Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta), stavolta in più di duecento città italiane. Non solo. Perché stavolta si unisce la manifestazione ad altre iniziative legate alle due ruote umane: il progetto europeo CleanAir@School sul monitoraggio della qualità dell’aria e la giornata UrbanNature del Wwf per valorizzare l’importanza dei parchi urbani e del verde cittadino (per informazioni andiamoinbici.it).
Per molti “bimbimbici” si tratta della prima bicicletta della loro vita. C’è sempre (quasi sempre) una prima bici. Alfonsina Strada la prese in prestito, senza dirglielo, al papà: quando tornò a casa ferita, il papà se ne accorse e la punì. Fausto Coppi, la sua prima bici da corsa, una Maino, che costava come una vacca da latte, la comprò con i soldi di uno zio e, siccome non erano sufficienti, anche con un aiuto del papà. Francesco Moser cominciò a pedalare su un triciclo, ereditato dai fratelli, chissà dove rimediato e chissà dove finito. Invece Gianni Bugno non se la ricorda, la sua prima bici, né il nome né il colore, forse perché di bici ne ha poi avute così tante da non ricordare neppure quelle.
La scrittrice Susanna Tamaro se la ricorda benissimo, la sua prima bici: “Melillo, piccola scheggia di luce rimasta per anni sepolta nel mio cuore e nella mia mente! Il tuo colore era il blu e già questo ti differenziava dalla maggior parte delle biciclette in circolazione, che erano rosse. Era comparsa nella penombra magica dell’albero di Natale – quando ancora erano le candele a illuminarlo – probabile regalo dei nonni”. Questo ricordo fa parte del libro “La mia prima bicicletta” (152 pagine, 10 euro), in cui compaiono altre trenta testimonianze, dall’astrofisica Margherita Hack al medico-scrittore Gian Paolo Porreca. Nella circostanza, Ediciclo, che ha ideato e pubblicato l’opera, ha destinato diritti d’autore e proventi delle vendite per acquistare e donare biciclette in un progetto di sostegno a distanza della Comunità di Sant’Egidio in Burkina Faso.
Sì: i bambini in bicicletta, ma anche le biciclette bambine, salveranno il pianeta.
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