Ventidue anni dopo la vittoria di Andrea Tafi, l’inno italiano è tornato a suonare al velodromo di Roubaix grazie a Sonny Colbrelli, che oggi ha conquistato la classica delle pietre. «Non ho mai pensato alla Roubaix come alla mia corsa, anche se la sognavo fin da bambino. Pensavo di più al Giro delle Fiandre, ma è successo e sono felicissimo. In questa stagione ho vinto tanto ma con questa vittoria mi sono tolto un sassolino dalla scarpa».
La stagione di Colbrelli è andata in crescendo: dopo le corse di inizio stagione a giugno, ha conquistato il titolo italiano. Al Tour de France è andato vicino alla vittoria di tappa ma quel successo alla fine il successo gli è sfuggito. Settembre si è aperto con il titolo europeo conquistato in un finale a due con Evenepoel e poi il Mondiale, che non è andato come lui voleva. «La scorsa settimana eravamo in Belgio per il Mondiale. Abbiamo lavorato tanto e bene e onestamente speravamo in un risultato migliore, ma oggi posso dire di essermi rifatto».
Sono passati 30 mesi dall’ultima Parigi-Roubaix e 22 anni dall’ultima vittoria di un italiano. Il meteo avverso favoriva i ciclocrossisti, ma Colbrelli è riuscito a sorprendere tutti. «Questa mattina alla partenza, scherzando avevo detto che sarei rimasto sul pullman oppure che sarei salito presto in ammiraglia. È vero che a me piace correre con il freddo e non temo la pioggia, ma oggi era diverso, era facile cadere perché le strade erano piene di acqua, c’era tanto fango e in alcuni momenti era difficile rimanere in equilibrio».
Sonny Colbrelli è stato bravo, ha saputo aspettare e gestire la corsa, senza forzare mai. «Penso di aver vinto perché ho saputo aspettare il mio momento. Non aveva senso per me forzare la corsa, perché oltre tutto questa è stata la mia prima Roubaix». La vittoria non è mai certa e Colbrelli fino alla fine non sapeva come sarebbe finita la corsa. «Questa mattina stavo bene e ho detto ai miei compagni che potevamo fare la corsa. Loro sono stati tutti straordinari, ognuno di loro è stato fondamentale per arrivare a questo risultato. Sapevo di avere possibilità di vittoria, ma la certezza assoluta l’ho avuta solo quando ho capito che avevo tagliato il traguardo per primo».
Quella di oggi è stata una vittoria sofferta ma fortemente desiderata, una dedica a se stesso e a tutti quelli che in questi mesi gli sono stati vicino. «Questa vittoria la dedico a me stesso e a tutto il lavoro che ho fatto. Naturalmente ai miei figli e mia moglie che mi danno sempre degli stimoli importanti per andare avanti. Naturalmente una vittoria come questa arriva grazie alla squadra e quindi la dedica è anche per tutti i miei compagni e lo staff».
Per Sonny questa vittoria è la ciliegina sulla torta, in una stagione dove sono accadute tante cose. «Questa è una vittoria che arriva in un momento importante della mia vita, adesso che ho raggiunto la maturità sono arrivati i risultati importanti. Ho vinto il campionato italiano e poi la maglia europea. Questa vittoria è la conferma che sto andando nella direzione giusta. Ancora non ho realizzato quello che ho fatto, ma so di aver fatto qualcosa di grande. Adesso non mi fermerò e continuerò sulla mia strada, che mi sembra che sia quella giusta, cercando di ottenere nuovi risultati. Per questa stagione c’era l’idea di correre in Piemonte, sicuramente non Il Lombardia, ma vediamo. Questo comunque è davvero il mio anno, non potrei essere più felice».
Sonny Colbrellin un aiuto lo ha avuto da una mental coach, che per alcuni aspetti è riuscito a sbloccarlo. «Ho cambiato mentalità mi sono fatto seguire da una mental coach e ha fatto scattare dentro di me qualcosa di diverso ed è andato veramente bene».
In corsa i favoriti erano tanti e tutti provenienti dal ciclocross, ma per il bresciano, l’uomo da guardare era solo Mathieu Van der Poel. «Guardavo van der Poel e questa era la mia tattica. Sapevo che dove andava lui dovevo andare anche io. Sapevo che dietro c’era il gruppo di con Van Aert, ma non ero particolarmente preoccupato per loro».
Colbrelli oggi ha corso la sua prima Parigi-Roubaix. Non conosceva il percorso e i settori in pavè li ha scoperti solo giovedì. «Questa è la mia prima Roubaix e l’ho vinta. Sapevo di poter andar bene sulle pietre e anche io ho rischiato di scivolare qualche volta, anche la fortuna ha sua importanza in questa corsa».
Il 2021 è stato il primo incontro con la Regina delle Classiche. Sonny ha sempre rimandato questo appuntamento, per concentrarsi su altre corse. «Non ho mai corso la Roubaix perché puntavo all’Amstel ma mi ero sempre ripromesso di farla un giorno e quel giorno è arrivato oggi».
Correre e vincere la Roubaix è quasi un incontro con il destino, dove a vincere potrebbe essere anche un outsider. «Dopo 250 km può essere veloce anche uno scalatore, ma Van der Poel era il corridore che mi preoccupava di più. Ci ha anticipato Vermeersch a 200 metri dall’arrivo ma è andata bene e mantenere la concentrazione è stato fondamentale”.»
In questi ultimi anni, siamo abituati a vedere dei giovanissimi corridori vincere corse importanti. Sonny i successi importanti, li sta raggiungendo ora che ha 31 anni, perché i corridori come lui, hanno bisogno di maturare per arrivare ai risultati importanti.
«Ho visto corridori come Van Avermaet che hanno iniziato a vincere dopo i 30 anni le corse importanti. Evidentemente io dovevo arrivare a questa maturazione per fare il salto e voglio continuare per altri anni in questa direzione».