Promuove il Giro del Friuli under 23, da direttore sportivo si è divertito un sacco a guidare le sue giovani promesse della Nippo Provence, dice cosa sarà da grande e intanto è già a Trento come vice commissario tecnico della nazionale svizzera, da due anni seconda patria dopo Casarsa e il suo Friuli. Una rimpatriata con Enrico Gasparotto, 39 anni, 15 anni da professionista, due Amstel in bacheca, un tricolore e tanto altro è una immersione nel ciclismo vero.
Il ritorno in Friuli da direttore sportivo. Sensazioni?
«È stato favoloso guidare i miei ragazzi sulle mie strade di allenamento. Poi la terza tappa è partita da Casarsa e l’emozione è stata unica. Mi hanno fatto una festa come quando correvo, tornavo a festeggiare le mie vittorie o passavo con il Giro d’Italia. Persino mia mamma Luigina, che esce poco in paese, è arrivata in piazza a salutarmi. La cosa è stata emozionate».
E la corsa?
«Devo dire grazie al Ceresetto e all’amico Cristian Murro per aver invitato la mia squadra e fatto partire una tappa da Casarsa».
I suoi corridori come sono andati?
«Bene. Il primo giorno a Tarvisio sono entrati in tre tra i primi con un perfetto gioco di squadra, sul Piancavallo il 19enne svizzero Fabio Christen ha fatto un garone e se non era per un direttore sportivo che prima del traguardo l’ha quasi steso con l’ammiraglia finiva i primi dieci».
Svizzeri, francesi, poi i corridori del nord, norvegesi, danesi, e gli italiani?
«Al nord hanno un’organizzazione migliore, ritiri in altura, college. In Svizzera abbiamo tanti talenti, certo la scuola e il successivo stage lavorativo obbligatorio complicano un po’ le cose ma i corridori ci sono. Gli italiani? La qualità dei direttori sportivi è moto bassa, sono rimasto allibito da certi atteggiamenti per nulla costruttivi. Come possono educare i ragazzi? Non c’è da stupirsi che i risultati siano così».
Continuerà a fare il direttore sportivo?
«Ho un paio di offerte da team World Tour, vedremo. La cosa mi stuzzica molto».
Quindi il Giro del Friuli è promosso?
«Con Rcs ho lavorato all’organizzazione del Giro d’Italia e delle grandi corse e ho imparato molto: mettere in piedi gare specie durante una pandemia non è da tutti. Il Ceresetto ha fatto un figurone e non è un caso che tutti i team under 23 facciano a gara per venire a correre qui».
E l’Europeo a Trento di domenica?
«Ho visto il circuito: è impegnativo, l’Italia con Colbrelli e Trentin farà la corsa dura ma la Svizzera con Mader, Kung, Hirschi, mica andrà piano».
Due cose sul suo amico Ganna: ha visto che domani corre nella cronometro mista con Elena Cecchini e Alessandro De Marchi?
«Fortunati a correre con uno così, è un fenomeno si divertiranno, anche se faranno tanta fatica...».
A proposito, cosa ci dice dell’impresa del quartetto a Tokyo?
«Mi sono emozionato durante tutte le gare, ma soprattutto nel vedere la festa a Buja per quel fenomeno di Jonathan Milan. Mi sembrava di vedere la mia Casarsa imbandierata quando passavo con il Giro o tornavo da qualche vittoria».
da Il Messaggero Veneto