Lo scivolone a un passo dal sogno della medaglia d'oro a Rio de Janeiro nel 2016, nell'ultima discesa della prova olimpica in linea su strada, ha aperto una ferita che sanguina ancora. Vincenzo Nibali cercherà - in parte - di ricucirla a Tokyo, mettendosi al servizio di un squadra pronta per ogni evenienza, soprattutto pronta a dare battaglia. Non sarà facile, per niente, anche perché le nazioni di riferimento sono altre, ma gli azzurri di Cassani guidati dall'esperto fuoriclasse siciliano, proveranno a rompere le uova nel paniere.
Sarà un “mission impossibol”, anche perché l'oro su strada manca all'Italia dai Giochi di Atene 2004: l'ultimo a ricoprirsi di gloria fu il toscano Paolo Bettini, uno degli più grandi interpreti delle corse in linea. Nibali a Tokyo sarà sulla soglia dei 37 anni, ma guai a considerarlo 'vecchio', «Lo si è - ammette il coordinatore delle squadre nazionali, Davide Cassani - quando manca la voglia e si corre solo per soldi. Non è certo il caso di Vincenzo».
Sfiorato il trionfo Mondiale nel 2013 a Firenze, altra grande incompiuta di una carriera comunque collestata di trionfi, e appunto l'oro a Rio, lo 'Squalo dello Stretto' ha dimostrato, prendendosi la Milano-Sanremo oltre a un doppio Giro di Lombardia, di essere anche uomo nelle giornate di grazie adatto alle corse in linea. Non solo trionfi nelle gare a tappe (doppio Giro, Tour, Vuelta), dunque.
Cassani ci crede: «Vincenzo sarà alla sua ultima Olimpiade e vuole fare bene». L'ultimo bilancio azzurro ai Giochi parla 'solo' di un oro con Elia Viviani nella specialità dell'Omnium e di un bronzo di Elisa Longo Borghini nella gara in linea femminile. Un bottino piuttosto magro, che colloca l'Italia al sesto posto del medagliere di questa disciplina, alle spalle di Gran Bretagna, Olanda, Usa, Svizzera e Svezia, a pari merito con Belgio, Colombia e Germania.
A Tokyo gli occhi saranno puntati anche su Filippo Ganna, cronoman di razza e campione del mondo nella sfida contro il tempo nel 2020, speranza su strada come su pista (inseguimento) per il ciclismo azzurro. Molte chance ricadono sulle sue gambe. «Ganna va forte a cronometro, ma è anche un componente del quartetto azzurro - spiega Cassani -. Da quattro anni si lavora nel progetto della pista e alla fine speriamo di raccogliere quanto seminato». Anche in campo femminile il percorso sarà duro, «non come quello maschile, ma comunque non facile», sottolinea Cassani.
L'Italia punta su Marta Bastianelli e sul bis di Elia Viviani nella pista. «La fiducia c'è - ammette Cassani - ma deve essere supportata dai risultati. Non dimentichiamo anche la mountain-bike, dove la concorrenza è agguerrita, ma non basta per annacquare le ambizioni dei nostri atleti». Sulla pista di Berlino, agli ultimi Mondiali, sono arrivati ottimi riscontri per il movimento azzurro: il quartetto maschile, formato proprio da Filippo Ganna, Francesco Lamon, Simone Consonni e Jonathan Milan (giovanissimo gigante friulano gettato nella mischia dal ct Marco Villa al posto di Scartezzini) ha stabilito il nuovo primato italiano nell'inseguimento in 3'46"513, imitato dal quartetto rosa: Letizia Paternoster, Martina Alzini, Elisa Balsamo e Silvia Valsecchi - quest'ultima subentrata a Vittoria Guazzini, non al meglio - sono state capaci di far segnare un formidabile 4'15"255, che è il nuovo record nazionale. Un buon viatico per Tokyo.
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