Il numero uno del ciclismo mondiale, la star del momento, lo sloveno Tadej Pogacar, è un campione gestito (insieme al fratello Johnny) dal manager bresciano Alex Carera che ci racconta aspetti inediti del re del Tour.
Secondo Tour consecutivo a soli 22 anni. Possiamo dire che è nata una stella paragonibile ai grandi della storia del ciclismo?
«Ha vinto 9 tappe nei grandi Giri, è il secondo Tour che conquista dopo aver vinto quest’anno fra le altre corse la Tirreno e la Liegi. Diciamo che è molto vicino ad Hinault, se poi dovesse aggiungere quest’anno alla sua collezione un Giro di Lombardia o le Olimpiadi allora siamo sulla buona strada. Ha vinto inoltre per due anni tre maglie al Tour (gialla, bianca dei giovani e a pois per la montagna ndr.) come Merckx. Presto per paragonarlo al Cannibale, ma i record sono fatti per essere battuti».
È difficile gestire un campione così e cosa comporta il suo ruolo?
«Tadej, al pari di Nibali, altro corridore che gestisco, è di indole molto tranquilla, è un ragazzo trasparente al 100% e il mio compito principale è quello di regalargli il più possibile tempo libero da dedicare a sé e alla sua fidanzata, mentre io mi occupo di tutti gli aspetti commerciali, filtro tutto e gli evito seccature e perdite di tempo».
Come e quando è nato il vostro rapporto?
«Me l’aveva segnalato lo sloveno Andrej Hauptmann che è stato un mio corridore. Dopo aver vinto il Lunigiana da Juniores praticamente da solo, l’ho voluto conoscere e gli ho fatto firmare la procura. Delle sue vittorie giovanili conservo gelosamente nel mio ufficio la sua maglia di leader al Tour de l’Avenir che l’ha lanciato nell’olimpo dei grandi».
Quanto vale oggi economicamente Pogacar?
«Fra i 5 e i 6 milioni di euro netti l’anno, ma dopo la vittoria al Tour il suo cachet sarà ritoccato all’insù del 30%, più o meno altri due milioni netti a stagione. Lo scorso anno aveva vinto il Tour all’ultima tappa, quest’anno ha dimostrato di non essere un fuoco di paglia ed ho già richieste di multinazionali che lo vogliono come testimonial».
Invece com’è dal punto di vista umano?
«Un ragazzo molto educato, la parola grazie è quella più presente nel suo vocabolario, ha poche pretese, ma si è attorniato di persone di fiducia come il suo massaggiatore spagnolo Joseba. Inoltre è un ragazzo molto generoso. Basta pensare che ha devoluto tutti i suoi proventi degli sponsor personali per creare in Slovenia una scuola di ciclismo che si chiama Pogi Team con atleti che vanno dai Giovanissimi agli Allievi. Il giorno che lanciò alla televisione slovena l’appello per trovare ragazzini per il suo team, 20 ore dopo ho dovuto chiudere le iscrizioni perché c’erano già 100 ragazzi e non avevamo più bici da regalare».
In Slovenia è una star?
«È testimonial del turismo sloveno e una catena di supermercati commercializza i sandwich Pogacar in tre gusti: grimpeur, sprint e classic».
Lo vedremo un giorno al Giro d’Italia?
«Sicuramente entro 2-3 anni. Ha un rapporto particolare e di affetto con l’Italia, dove ha ottenuto le prime grandi vittorie».
E con Brescia? C’è mai venuto?
«Certo, qualche volta a casa mia a Borgosatollo e due o tre volte abbiamo cenato in un noto ristorante di Montichiari. E tornerà ancora a trovarci».
da Il Giornale di Brescia