Tutti stanno ammirando Tadej Pogačar, il giovane campione, che sta volando verso la sua seconda vittoria al Tour de France. Lo sloveno sta correndo in un modo diverso quest’anno, perché vuole dimostrare a tutti che il Tour lui può vincerlo anche attaccando in salita e non solo grazie ad una gara a cronometro. «Voglio dimostrare che lo scorso anno non ho vinto il Tour solo per un cronometro. Abbiamo fatto solo nove tappe, ma il Tour ne ha 21. Non siamo nemmeno a metà, abbiamo finito solo la prima settimana. Fino al prossimo riposo, tutto potrebbe cambiare».
Se l'anno scorso Tadej ha vestito la maglia gialla solo nell'ultima tappa, quest'anno voleva che le cose andassero in un modo diverso e provare l’emozione di attraversare le strade e le città francesi con il simbolo della corsa sulle spalle. «Sono molto contento della mia forma. Ma è stato un inizio di Tour impegnativo, con tante cadute, condizioni meteo difficili, che sicuramente hanno avuto un impatto negativo su molti corridori. Posso dire di essere stato fortunato, perché sono caduto solo una volta riportando appena qualche graffio, mentre per altri corridori è stato diverso».
Dopo una lunga settimana di corsa, la maggior parte delle persone è convinta che Tadej Pogačar sia sulla buona strada per vincere il suo secondo Tour de France consecutivo, diventando così il più giovane corridore nella storia della corsa, capace di vincere per due volte consecutive la Grande Boucle.
«Il giorno migliore per me è stato ovviamente sabato. Mi sentivo benissimo, con la temperatura che era perfetta per me, non faceva troppo freddo come domenica. La tappa di Tignes è stata la giornata peggiore per tutti. Condizioni meteorologiche davvero difficili dopo un intera settimana di tappe impegnative».
Ma se lo sloveno ha sofferto, per gli altri corridori la corsa è stata più difficile, tanto che è riuscito a guadagnare altro tempo sui suoi avversari. Ormai sembra chiaro che lo sloveno sarà il vincitore e che tutti gli altri si batteranno per il 2° e 3° posto.
«Abbiamo corso al massimo sin dal primo giorno. Soprattutto perché ci sono tante differenze di tempo, venerdì faceva caldo, poi due giorni di pioggia . Il corpo è esausto. Abbiamo visto tutti a Tignes, che abbiamo avuto risultati diversi dal primo all'ultimo, situazioni completamente diverse rispetto ai giorni precedenti. Tutti aspettavamo questo giorno di riposo, siamo arrivati veramente molto stanchi».
Pogačar è un corridore veramente straordinario, che porta sia il pubblico che i suoi stessi avversari a fare delle riflessioni e a porsi delle domande, ovvero se questo ragazzo così talentato, possa eguagliare campioni come Eddy Merckx.
«La mia grande motivazione non è solo vincere il Tour de France, ma vincerlo dimostrando che sono bravo per tutta la corsa e non solo nella cronometro. Questo è quello che voglio mostrare a tuto il mondo». Pogačar il suo primo obiettivo lo ha raggiunto. Ha vinto a cronometro, è andato in fuga e ha saputo fare un ritmo forsennato in salita. Nel primo giorno di riposo è arrivato con la maglia gialla e adesso cercherà di portarla fino a Parigi, per poi piegarla in valigia e dirigersi a Tokyo, alla ricerca della medaglia d’oro alle Olimpiadi. Pogačar però, fin da giovanissimo ha mostrato le sue doti e già quando correva nella categoria juniores, i suoi allenatori gli dicevano che sarebbe diventato un campione.
«Non avrei mai immaginato di diventare un corridore così bravo. Fin dalle prime categorie, i miei allenatori mi dicevano che avrei fatto tanto. Mi sono innamorato delle corse a tappe, quando ho iniziato a farle e ho sempre sognato di vincere qualcosa di importante».
Il giovane sloveno vince e alcuni pensano che le sue capacità straordinarie siano il risultato di sostanze proibite. Ma il campione dell’UAE Emirates non ci sta e si difende da ogni accusa, evidenziando tutti i controlli antidoping ai quali si sottopone.
«Abbiamo molti controlli che dovrebbero far sparire ogni sospetto sull’uso di sostanze illecite. Ad esempio domenica ho fatto tre controlli antidoping, due prima della tappa e uno dopo. Penso che dimostri molto questo e che le accuse siano del tutto infondate».
Quindi tutti dovrebbero accettare che questo giovane ventiduenne è un vero fuoriclasse, di quelli che ne nascono ogni 50 anni.
«La nostra squadra è fortissima, una delle più forti del Tour e tutti corrono al 100% in mio sostegno. L'anno scorso abbiamo avuto molta fortuna, ma quest'anno va ancora meglio. Certamente abbiamo avuto momenti difficili, Hirschi si è lussato la spalla, ma siamo forti e possiamo difendere questa maglia gialla». Il capitano dell’UAE Emirates è soddisfatto del lavoro fatto, ma si rende conto che rispetto allo scorso anno le pressioni sono tante.
«C'è un po' più di pressione. Ci sono più media e tutti gli impegni, ma sono felice di essere in giallo il primo giorno di riposo del Tour, è qualcosa di straordinario». Pogačar però avvisa che il Tour non si è concluso e che siamo solo all’inizio, per tanto molte cose possono succedere e che dovrà lottare per difendere il suo primato.
«È tutt'altro che finito il Tour. Siamo alla nona tappa, ma il Tour ne ha 21. Non siamo nemmeno a metà, è passata solo la prima settimana, ora è il primo giorno di riposo. Fino al prossimo riposo, tutto potrà cambiare. Basta avere una brutta giornata e tutto può capovolgersi. Andiamo di giorno in giorno e difenderemo questa maglia così importante».