Mark CAVENDISH. 10 e lode. Al Tour è arrivato quasi per grazia ricevuta, come sostituto di Sam Bennett, che sa quello che lascia e non sa quello che troverà. Mark invece sa cosa significa correre per i lupacchiotti della Deceuninck-Quick Step e ha fatto di tutto per poter tornare a casa sua, da Patrick Lefevere. Torna a vincere al Tour a 13 anni dal suo primo successo e coglie oggi il suo 31° successo al Tour de France (15 al Giro, 3 alla Vuelta) e lo fa con una volata imperiosa, dove addirittura è costretto a rallentare per non finire contro Van Moer e poi cala l’11 per vincere con luce sul secondo. Illumina un buio che si fa giorno. Un nuovo giorno, per questo immenso ed eterno ragazzo che piange lacrime di gioia e noi con lui.
Nacer BOUHANNI. 8. Può fare poco il 30enne transalpino dell’Arkea contro lo strapotere del velocista dell’Isola di Man. Può solo essere il più veloce dei battuti, e inchinarsi al re. Viva il re!
Jasper PHILIPSEN. 7. Il 23enne belga della Alpecin-Fenix questa volta si mette in proprio e sprinta lui. Insegue il tris dopo MVDP e Merlier, ma si deve accontentare della terza piazza.
Michael MATTHEWS. 6. Si butta nella mischia, ma resta nel groviglio.
Peter SAGAN. 5,5. Deve ancora carburare, ma lui si butta sempre, raccoglie punti, fa quello che deve fare per provare a rivincere la maglia verde e lui meglio di tutti sa come si fa.
Arnaud DEMARE. 4. Chi l’ha visto?
Cees BOL. 5,5. La sua DSM lo porta in zona di sparo piuttosto bene, poi si perde.
Christophe LAPORTE. 5. Vorrebbe anche lui fare la volata: vorrebbe.
Sonny COLBRELLI. 5. Il bresciano tricolore ce la mette davvero tutta, ma al momento c’è gente molto più veloce di lui. Ma statene pur certi, Sonny non è tipo che molla la presa.
Brent VAN MOER. 9. Il 23enne belga della Lotto Soudal anima la giornata con il compagno di fuga Pierre Perichon (Cofidis). In questa tappa priva di significato tecnico, loro si sobbarcano gli straordinari. Lui poi nel finale fa un numero di alta scuola, che per poco non lo laurea campione. Arriva a 200 metri dal sogno dopo un finale mozzafiato da applausi a scena aperta. Festeggiamo Mark per una vittoria da campione, ma Brent non è da meno.
Ilde SCHELLING. 6. Tiene la maglia a “pois” anche perché oggi non erano previsti Gran Premi della Montagna. Insomma, per il portacolori della Bora Hansgrohe una giornata di riposo.
CORRIDORI. 5. Una presa di posizione più che ragionevole, garbata, pensata e ragionata. Non una rottura, ma la richiesta di dialogo, per il bene di tutti: corridori, squadre e organizzatori, ma anche dello stesso palazzo Uci. Oggi il gruppo si è fermato, per un minuto, per stigmatizzare quanto accaduto ieri, l’altro ieri e sabato. Tre giorni di Tour, tre giorni di mattanza, dovuti a disattenzioni, rotonde e dissuasori, tensione e voglia di stare là davanti. Insomma, per mille e più ragioni. Non ultima, poco menzionata dai corridori – ahimè - l’arrivo di tappa di ieri a Pontivy (novità per il Tour), guarda caso il paese che ha dato i natali il 31 maggio del 1973 all’attuale presidente dell’Uci David Lappartient. Un traguardo velocissimo in discesa, con spartitraffico e curve velenose, qualche dissuasore di velocità e anche sanpietrini: diciamo non propriamente adatto per un arrivo di una tappa del Tour, ma forse sono io che mi sbaglio e ai corridori invece va bene così. Al Tour molto ragionevoli e concilianti, al Giro pronti a scendere di bicicletta e a tornare a casa. Al Giro leoni, in Francia tutti cucciolotti.