Il più antico è quello delle Olimpiadi di Stoccolma: 1912. Il barone Pierre de Coubertin lo definì “un incanto”. Dodici filmati, ciascuno di 10 minuti, dalla ginnastica femminile (all’esordio olimpico) al lancio del giavellotto (primo, uno svedese), dal calcio (vittoria finale della Gran Bretagna sulla Danimarca) alla maratona (giornata torrida, a metà gara lo svedese Francisco Lazaro arrancò verso la stazione dell’acqua, ma pochi chilometri dopo crollò e morì).
Il più celebre è quello delle Olimpiadi Berlino: 1936. Lo firma Leni Riefenstahl, s’intitola “Olympia” e, diviso in due parti (“Festa di bellezza” e “Festa dei popoli”), celebra il regime nazista. Ma ci sono immagini che appartengono alla storia dello sport: come Jesse Owens, afroamericano, oro nei 100, 200, staffetta 4x100 e lungo, che corre, salta e sorride, e la saltatrice in alto Dora Ratjen, tedesca, quarta, due anni più tardi dichiarata “ermafrodita”.
Il più premiato è “Chariots of Fire”, tradotto in “Momenti di gloria”: 1981. Le storie olimpiche a Parigi nel 1924 di Eric Liddell, rugbista e poi velocista, scozzese, primo nei 400 metri, e di Harold Abrahams, inglese, primo nei 100. L’opera di Hugh Hudson conquistò quattro Oscar: migliore film, migliore sceneggiatura originale, migliore colonna sonora e migliori costumi.
“200 film sul podio olimpico – Cinema & Giochi” (Bradipolibri, 318 pagine, 25 euro) è il poderoso libro scritto da Franco Ascani analizzando e commentando tutta la produzione a cominciare dai Giochi del 1896. Una selezione su 51 film ufficiali, 23 film olimpici, 105 film a tema olimpico, 21 film antologici e paralimpici. E di ogni film una scheda tecnica e critica.
Ci sono molti film poco conosciuti o addirittura dimenticati. Da “The Boxing Girls of Kabul” di Ariel Nasr, che racconta la storia di alcune ragazze afghane che si preparano ai Giochi di Londra del 2012, a “100 metri dal Paradiso” di Raffaele Verzillo, che narra il progetto di allestire una squadra olimpica dello Stato del Vaticano per partecipare proprio a quella Olimpiade del 2012. Buona idea inserire nelle schede il link per vedere il film attraverso i canali Internet.
E c’è anche molta Italia. C’è “Vertigine bianca” di Giorgio Ferroni sui Giochi invernale di Cortina nel 1956, un film sperimentale e spettacolare, e un’immagine di Sophia Loren fra gli spettatori. C’è Deborah Compagnoni in “Stories of Honor and Glory” di Bud Greenspan sui Giochi di Nagano nel 1988, la prima sciatrice a vincere una medaglia d’oro in tre diverse edizioni. C’è Alberto Tomba in “16 Days of Glory” dello stesso Greenspan sui Giochi di Lillehammer nel 1994, dodicesimo nella prima manche dello slalom speciale, ma secondo e argento dopo la seconda manche. E c’è ovviamente “La Grande Olimpiade” di Romolo Marcellini sui Giochi di Roma nel 1960, con il volo di Livio Berruti nei 200 metri e l’apoteosi dell’etiope Abebe Bikila a piedi nudi nella maratona notturna, i giorni dorati del ciclismo italiano e del pugilato (ma non compare il bellissimo e giovanissimo Cassius Clay vincitore tra i mediomassimi).
Fra le chicche, i campioni dello sport diventati attori. Di Johnny Weissmuller (Tarzan) e Carlo Pedersoli (Bud Spencer) si sa tutto. Di Esther Williams (“Bellezze al bagno” di George Sidney) e Beppe Gentile (“Medea” di Pier Paolo Pasolini) pure. Ma forse non tutti sanno che Boris Becker interpreta se stesso, il più giovane vincitore a Wimbledon, in “Faust and Mephisto”, in cui un tassista vende l’anima al diavolo per poter vivere la vita del suo idolo tennista. E forse non tutti ricordano che Serena Williams ha partecipato alla serie “ER-Medici in prima linea” e alla commedia comica “Pixels”.
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