Potrei farli anch’io, si disse. Conosco le mie mani, si incoraggiò. E farei qualcosa di diverso, si promise. Ritrovò una vecchia insegna luminosa, di quelle da negozio, con i tubi al neon. Provò con il pangrattato, con la farina, con la sabbia, infine con la sabbia di porfido che si adopera per le travi, già usata, e poi recuperata e colata, fino a renderla sottile, delicata, sensibile, adatta. E si mise al lavoro.
Per Elena Leonardelli Osler fu come trovarsi davanti a un sentiero inesplorato, a una strada mai percorsa, a un foglio bianco. La prima volta, a un concerto, disegnando i musicisti sull’onda delle note di un quartetto d’archi. Poi realizzando 14 filmati per 14 canzoni di una corale, a Natale. Infine illustrando una fiaba per una nipotina, altre fiabe per altri nipotini, ancora fiabe per una scuola materna. E adesso quattro filastrocche di Gianni Rodari per il progetto “L’ABCletta”, che unisce il Gran premio Liberazione (il 25 aprile a Roma) alle azioni cicloculturali della Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza, del Team Bike Terenzi e dell’Asd Romano Scotti.
Ieri abbiamo pubblicato la filastrocca “Il mese di giugno”, letta da Benedetto Patruno e disegnata – si chiama “sand art”, l’arte della sabbia – da Elena Leonardelli Osler. Oggi “Filastrocca canterina” letta da Anna Mallamaci e sempre disegnata da Elena con le punte delle dita e i palmi delle mani.
Filastrocca canterina,
canta il gallo ogni mattina,
cantano i grilli in mezzo al prato
la serenata al cielo stellato;
canta il soprano, canta il tenore
con la mano sopra il cuore;
pedalando svelto e gaio
canta il garzone del fornaio
e la domestica presso il fornello
canta in sordina un ritornello.
Mentre si rade barba e baffetti
il babbo canticchia motivetti:
la sua voce è un po’ stonata,
ma tutta la casa n’è rallegrata.
Per un momento scappano via
pensieri tristi e malinconia:
una canzone non dà da mangiare,
ma un po’ di coraggio te lo può dare.
Guardate come sono svelte quelle mani. Guardate come sono agili quelle dita. Guardate come nasce in fretta una bicicletta. Guardate e ascoltate. Un minuto e undici secondi. Eppure, dentro, più di una vita.
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