È l’argomento se non del giorno della settimana, che va avanti però da mesi. L’Inghilterra e il mondo si interrogano, e va anche detto che questo fa onore al Regno Unito, che non nasconde la polvere sotto il tappeto, non fa finta di nulla, anzi va a fondo alle cose, al rischio di finire a fondo.
Ci ricordiamo tutti quando la Federazione Britannica segnò il via di una nuova era fatta di vittorie e trasparenza, di successi planetari in ogni luogo e in ogni lago, ma a differenza del ciclismo che l’aveva preceduto e nel frattempo aveva fatto storia, volevano farlo nel rispetto delle regole. Il nuovo corso britannico no, era nuovo e rivoluzionario, ma undici anni dopo e una serie impressionante di vittorie, la storia sembra essere un po’ diversa, o forse esattamente uguale a quella degli altri: né più e né meno.
L’Inghilterra si interroga e come scrive oggi Ciro Scognamiglio su “La Gazzetta dello Sport“ in un pezzo di ricostruzione semplicemente perfetto e aderente alla realtà, fa sapere che oltremanica si pongono un elementare interrogativo: «Ma allora abbiamo vinto barando?». Un interrogativo banale quanto inquietante. Come la “rosea” ci fa sapere “Il Daily Mail” ha scritto che «c’erano da tempo crepe nell’edificio della British Cycling. Ora il tetto è crollato». Il “Telegraph” parla di «reputazione in frantumi», il “Guardian” di «vicenda triste». Il tutto mentre Sir Dave Brailsford, gran capo di Ineos (ex Sky), per il momento non parla. «Per ora. Nonostante gli inviti alle dimissioni», precisa Scognamiglio.
Come ben sapete, il Consiglio generale dei medici britannici ha condannato questa settimana Richard Freeman per acquisto di «testogel, una forma di testosterone, sapendo o credendo che fosse destinato a un corridore» (non identificato). Freeman, tra il 2009 e il 2015, è stato medico del team Sky e della nazionale britannica e poi ha lavorato per la Federciclismo britannica, fino al 2017. Il velodromo di Manchester era l’ombelico di tutto: nei locali sotto la pista a fine Anni 90 si riunirono Cookson, allora presidente della Federciclo (e poi dell’Uci, quella mondiale), e Brailsford con una missione: lanciare, con i soldi della lotteria nazionale, il ciclismo al top degli sport. Sky e Federazione erano la stessa cosa. Missione compiuta: 8 ori a Pechino 2008, 8 a Londra 2012 e 6 a Rio 2016, più 6 Tour dal 2012 al 2018: Wiggins, 4 Froome, Thomas. Il simbolo di questa superpotenza è Wiggins, 4 ori olimpici e 6 Mondiali in pista, primo britannico a vincere il Tour nel 2012, nominato Sir dalla Regina.
«Freeman aveva riconosciuto nel 2019, in una drammatica udienza, che il pacchetto consegnato a Manchester nel 2011 conteneva 30 bustine di Testogel - scrive la Gazzetta -: l’avrebbe ordinato su ordine di Sutton, allenatore del team britannico, che ne avrebbe avuto bisogno per curare problemi di erezione. Ma Freeman fu sconfessato in aula in modo veemente. Storia torbida, piena di colpi di scena come computer con dati sensibili e medici distrutti, spariti, rubati».
Poi, a completare uno scenario già tetro e criptico, c’è anche la ‘Jiffy bag’, il pacco mandato dall’Inghilterra a Sky al Giro del Delfinato nel 2011 e dal contenuto ignoto. Brailsford, chiamato a risponderne in Parlamento, aveva liquidato la questione asserendo che si trattava di un decongestionante, il Fluimucil: l’agenzia antidoping chiuse l’inchiesta senza appurarne il contenuto ma accusò la squadra di opacità. Per la cronaca, questo va detto, la Ineos-Grenadiers ha preso le distanze da Freeman («E’ stato sotto gli standard etici che gli venivano richiesti»), ma è chiaro che il progetto del ciclismo più vincente e credibile degli ultimi anni ha perso molto della sua bella narrazione. Vincente di sicuro, i numeri sono lì a dimostrarlo. Sulla trasparenza e il bianco più bianco, però c’è qualche sfumatura di grigio di troppo che vira al nero. L’Inghilterra s’interroga, ma anche in questo caso, il mal comune non è mezzo gaudio. Il ciclismo sta vivendo un nuovo Rinascimento, questo caso che batte bandiera “Union Jack”, rischia di metterci nuovamente in ginocchio, tutti.