“Adesso penso soltanto a correre e divertirmi. Ma lo so, questa bella vita non potrà durare per sempre”. Francesca Baroni, 21 anni, ragioniera, quinta ai Mondiali di ciclocross 2021, reduce dalla Strade Bianche, li ha conquistati così: con la spontaneità e la sincerità, con il sorriso e la leggerezza.
Stamattina, alle 9, lezione di ciclismo e di vita, Francesca a casa a Massarosa, gli studenti a scuola all’Isiss Magarotto di Roma, altri ospiti collegati via computer o telefono: un appuntamento nell’ambito del Gran premio Liberazione, ideato da Fernanda Pessolano per la Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza, voluto dal Team Bike Terenzi e dall’Asd Romano Scotti per il risorto Gran premio Liberazione, realizzato con gli insegnanti dell’Istituto specializzato per i sordi. Un’ora volata fra domande e risposte, curiosità e confidenze, nessun imbarazzo e molti – appunto – sorrisi.
Francesca si è raccontata. La prima bici (“Una mountain bike blu in regalo”) e la prima da corsa (“Una Bianchi 22 in prestito dalla squadra del paese”), la prima gara (“E la prima caduta”) e la prima vittoria (“In una gara a Cinquale con i maschi”), il primo mazzo di fiori (“Era il premio della vittoria, e siccome si celebrava la Festa della mamma, ne approfittai per regalarlo a mia madre”), la prima passione (“D’estate il ciclismo, d’inverno il nuoto. Ma fra bicicletta e piscina non c’era confronto. E quando gli istruttori di nuoto mi chiesero se volessi fare agonismo, risposi no grazie”), una passione triplicata (“Strada, ciclocross e mountain bike”), spiegando le differenze (“La strada significa distanze più lunghe e ruote più fini, ciclocross gare più secche in condizioni anche estreme, 40 minuti dando il tutto per tutto, mountain bike un’ora e mezzo fra salite e discese, salti e radici”).
Francesca si è spiegata. La giornata-tipo (“Sveglia alle 7, colazione, lavoretti domestici, allenamento dalle 9 per 3-4 ore, poi recupero, che significa mangiare e bere, riposare e rilassarsi, un’ora di inglese perché è la lingua internazionale del ciclismo, quindi un’ora di scioglimento e allungamento, cena e a dormire presto”), la vigilia della corsa (“Il giorno prima sento la pressione e un po’ di preoccupazione”), prima della corsa (“Finalmente tranquilla. Se ciclocross: colazione, ricognizione, riscaldamernto e griglia; se strada, grande colazione, preparazione di borracce e barrette, riunione tattica, eventuale riscaldamento”), durante la corsa (“Il ciclocross è individuale: a tutta. La strada è da squadra: bisogna gestirsi e parlarsi”), dopo la corsa (“Il momento più bello? Sul podio per le premiazioni”).
Qualche innocente segreto: la fede (“Credente, ma poco praticante, e nessuna preghiera prima delle corse, credo che Dio abbia ben altro da fare”), la superstizione (“Solo molta attenzione ai gatti neri, preferisco che non mi attraversino la strada”), i sacrifici (“Ampiamente ripagati dalle soddisfazioni”), un sogno (“Correre la stagione del ciclocross in una squadra all’estero. Imparerei moltissimo”). Quanto alla sua sordità, Francesca ha precisato che “mi affido alla lettura labiale, non al linguaggio dei sordi”, ha detto che “alla partenza, non potendo sentire il fischio dello ‘starter’, chiedo che mi diano il via con la mano o la bandierina”, ha aggiunto che “all’estero il problema non c’è perché il via viene dato con il semaforo verde, e lo stesso accorgimento è stato adottato nel Giro d’Italia ciclocross. E nelle corse su strada, siccome non posso usare radiolina e auricolari, cerco sguardi e segnali”.
“Baroni è una ragazza speciale – ha commentato Fausto Scotti, il c.t. della nazionale italiana di ciclocross, presente all’incontro virtuale -. Nei raduni e nelle trasferte, è lei a essere di supporto alle compagne. E’ la più attenta, la più concentrata, la più diligente. E’ quella che organizza i trasferimenti e anima le serate”.
E adesso?, le ha domandato uno studente. “Vorrei entrare nelle squadre della Polizia o dell’Esercito – ha confessato Francesca -. Oggi, per la mia sordità, non è possibile. Ma ci stiamo lavorando. E potrei essere la prima”. Destino, per un’atleta nata il giorno della Vittoria.
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