Il Team Qhubeka ASSOS ha svelato oggi la sua maglia per la stagione 2021. Con una conferenza online dal ritiro di Girona dove Giacomo Nizzolo e compagni sono impegnati, la dirigenza dell'unica formazione africana World Tour ha mostrato con orgoglio il suo nuovo look.
Sulla maglia bianca spiccano in nero le mani di Qhubeka che simboleggiano il desiderio di ogni elemento del team di cambiare la sua vita e quella degli altri attraverso la bicicletta, insieme all'organizzazione no profit sudafricana Qhubeka Charity che ha già distribuito ben oltre 100.000 biciclette.
Il team principal Doug Ryder, dopo avere ringraziato i nuovi e vecchi partner, che hanno permesso il salvataggio del team dopo un anno molto difficile ha detto di non veder l'ora di ammirarla indossata alla all'Étoile de Bessèges all'inizio di febbraio. «Per sviluppare il disegno abbiamo prestato particolare attenzione a mostrare il viaggio che questa squadra ha fatto. Questa maglia evidenzia la storia unica che la nostra squadra ha da raccontare e sarà indossata con immenso orgoglio. Non a caso sul collo della maglia, così come sui nostri veicoli, sfoggeremo il proverbio africano "Ubuntu" (io sono perché noi siamo) per riflettere che come squadra, ma anche come cittadino del mondo, non si può esistere isolati».
Roche Maier, capo del centro di design creativo ASSOS, ha aggiunto: «I colori storici della ASSOS Werksmannschaft sono il bianco e il nero. Il simbolo della missione Qhubeka è una mano che aiuta: eleganza semplice ed essenziale. Siamo orgogliosi di sostenere questo progetto e dare il nostro contributo affinchè la bicicletta cambi vite e renda il futuro più sostenibile».
Nel 2021 il Team Qhubeka ASSOS parteciperà a circa 70 gare per un totale stimato di 270 giorni di corsa, con 24 corridori di 16 nazionalità la missione è trasmettere un messaggio globale: lo sport deve fare del bene. La mano di Qhubeka è il simbolo chiave per illustrare che i beneficiari delle biciclette che vengono donate ricevono una mano nella loro vita e così facendo sono in grado di progredire.
Mani di chi ha voglia di donare una bici per cambiare il mondo e di alzarle al cielo, come proverà a fare il più possibile il campione italiano ed europeo Giacomo Nizzolo. «Saremo bellissimi e ben visibili in gruppo, per sfoggiare questa maglia l'ambizione è di lottare sempre per le prime posizioni – esordisce il capitano del team. - Se il calendario non cambierà esordirò a Besseges, poi ho in programma Almeria, UAE Tour, Parigi-Nizza e Milano-Sanremo, che è il mio obiettivo principale e il mio sogno più grande. Il 5° posto di un anno fa mi dà fiducia, con la squadra possiamo giocarcela. Poi vorrei mettermi alla prova anche in altre classiche, non tutte ma la Gand Wevelgem la disputerò di sicuro e magari mi vedrete al via anche di Fiandre e Roubaix. La seconda parte di stagione sarà incentrata sul Giro d'Italia, sulle strade del mio Paese voglio far vedere a tutti la mia bella maglia di campione d'Europa».
Ad eccezione di Henao bloccato in Colombia e di Sunderland impossibilitato a lasciare l'Australia per le limitazioni ai viaggi imposte dalla pandemia, tutti i componenti del team sono in Spagna. Tra di loro c'è anche Fabio Aru, che tra pochi giorni potrebbe ricevere (e accettare) la convocazione dal CT Fausto Scotti per il campionato del mondo di ciclocross di Ostenda. «Ringrazio tutti perchè mi hanno fatto sentire il benvenuto, sono felice di aver conosciuto i nuovi compagni e orgoglioso di far parte di questo team che si adopera per dare speranza e opportunità a chi ne ha bisogno» ha commentato il sardo che come prima gara su strada ha in programma il Tour de la Provence. «Sono felice di inziare questa nuova avventura. Ringrazio la squadra per avermi dato la possibilità di cimentarmi nel ciclocross, ora però i miei obiettivi sono sull'asfalto quindi sto lavorando in questa direzione. Se lunedi o martedì mi arriverà la convocazione dalla Nazionale andrò al mondiale di cx, chiaramente senza ambizioni, ma solo per divertirmi. Non mi aspetto di poter rivaleggiare con campioni della specialità come Van Aert e Van der Poel».
Nic Dlamini, neopapà e volto simbolo della squadra, spiega come aver messo su famiglia lo motivi ancora di più a lavorare sodo: «Essere diventato padre mi spinge a impegnarmi ancora di più per evolvere nell'atleta migliore che posso diventare. Non vedo l'ora che inizi la stagione e di vedere come andrà. La squadra è cambiata molto, questi giorni insieme sono importanti per conoscerci, fare gruppo e lavorare sull'Ubuntu che in poche parole si può spiegare così: si può esistere solo per raggiungere l'eccellenza, quindi lavorando insieme. Io sono perché noi siamo».
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.