Ce ne aveva parlato qualche tempo fa Beppe Saronni (nella foto di Roberto Bettini) e oggi è tornato a parlarne con Luca Gialanella sulle colonne de “La Gazzetta dello Sport”. Ci aveva anticipato tutto il 20 ottobre scorso («Ricostruiamo il movimento, partiamo dalla scuola, per i ragazzi, il Paese, il ciclismo», ndr), parlandoci di un progetto ancora abbozzato, tutto da creare e mettere a regime. Un contributo fattivo che parte da un gruppo di campionesse e campioni del mondo, nata quasi per caso, come tutte le buone idee. «L’idea è nata a Imola, Mondiale di ciclismo, fine settembre, serata di gala – racconta l’iridato di Goodwood a Gialanella -. Eravamo tutti lì, uno vicino all’altro. Ci siamo guardati, ed è stato subito spontaneo. “Noi siamo una ricchezza dello sport italiano, possiamo fare ancora tanto. E allora mettiamoci la faccia”».
Una nuova idea, che coinvolge tutti gli iridati italiani: Baldini, Adorni, Basso, Moser, Argentin, Fondriest, Bugno, Cipollini, Bettini e Ballan, più le donne: Cappellotto, Bronzini e Bastianelli. «Noi campioni del mondo vogliamo essere di aiuto al movimento. Pogacar vince il Tour: ma da dove vengono gli sloveni, nazione di 2 milioni? Come mai? Non c’è nessun segreto, c’è solo da lavorare e da far fare attività fisica ai ragazzi nelle scuole. Noi dobbiamo tornare a dare importanza a una cultura dello sport, aspetti che si sono persi. Dobbiamo ricreare una mentalità sportiva già dai bambini».
Gialanella lo incalza: mancano però i soldi… «No, non è vero. I soldi ci sono, l’Emilia-Romagna in una settimana ha trovato le risorse per fare il Mondiale. Bravi. Se vuoi fare delle cose con idee e progetti giusti, i soldi si trovano. E vogliamo parlare di tutto quello che gira attorno alla bicicletta? Io non parlo di professionismo, non dico che dobbiamo fare domani una squadra, quella semmai sarà una conseguenza. Io parlo di attività giovanile, di mobilità, anche elettrica, di movimento, di tecnologia ed ecologia. I soldi ci sono, avete visto che anche il Recovery Plan destina centinaia di milioni di euro a questi temi. Noi possiamo riuscirci, qualcuno ci ascolterà? Le risorse sono importanti e difficili da trovare, ma ci sono. Nel mondo ci sono tanti di quei soldi da investire che non ce l’immaginiamo».
Fondazione, associazione o società: questo va ancora deciso. «I primi soldi, per le prime spese, li mettiamo noi iridati. Questo progetto è la cosa più bella che sto portando avanti: io continuo con chiunque ci sia… La bici è il nuovo golf, viviamo nell’era della rinascita della bici a livello sociale».
E la Federciclismo? «Tutto il progetto potrebbe essere di sostegno alla Federazione. Io sono molto legato a Di Rocco (l’attuale presidente Fci, che non si ricandiderà alle elezioni del 21 febbraio: ndr), ero allievo quando lui era segretario generale. Spero che il nuovo presidente (i candidati sono Dagnoni, Isetti, Martinello e Perego, ndr) sposi questo progetto, noi vogliamo essere utili alla Federazione. La forza è di tutto il gruppo».
Una idea alla quale manca ancora un nome. «Club Italia, Campus Italia, vedremo – chiosa Saronni - . Sarebbe bello arrivare a una squadra italiana, un percorso per i giovani anche con le borse di studio, studiare, imparare un mestiere, correre. Abbiamo bisogno di gente capace. Perché, in fondo, anche se non tutti parliamo inglese, l’Italia del ciclismo è ancora avanti».