Apro a caso: “Nell’alba milanese si sente, prepotente, la giovanissima primavera. Difatti piove. E fa freddo. Il tempo ideale, insomma, per la famosa Milano-Sanremo, la corsa del sole”.
Ricomincio da capo: copertina, azzurra, cartonata, anomima; dorso, autori C. Silva-A. Spiller, titolo “Diario milanese”, editore Bietti; interno, anno di pubblicazione 1972. Un libro pescato nel mio book crossing preferito, a Bogliasco.
Ritorno a pagina 53: “Periferia, ore sette. I corridori arrivano alla spicciolata, si mettono sotto lo striscione di partenza, aspettano. E io, per ingannare l’attesa, faccio riemergere le mie doti di caricaturista”, “Schizzo i profili dei grandi del pedale cercando di coglierne anche l’anima”, “Ne ho fatta una molto bella di Bitossi, che però rievoca vagamente Motta: chissà se la vorrà Gimondi?”.
E’ il racconto di una Milano-Sanremo in cui il giornale di provincia per cui lavora gli “ha messo a disposizione una bicicletta da uomo, marca Ganna: un due ruote nemmeno nuovo, stando alle rughe della vernice e ai reumatismi del telaio”. E lui, l’inviato, la seguirà, anzi, la inseguirà. Non da solo. Perché anche il direttore ha chiesto e ottenuto di seguire la Classicissima. “Si può dire di no a un Direttore? No. Così l’ho sistemato sulla canna”. E non è tutto. Perché, messa sul portapacchi, c’è anche la moglie del direttore, “una brava donna tutta casa, chiesa e portapacchi”. E così “sono, anzi siamo scattati”. Sì perché i tre-per-uno-e-uno-per-tutti partecipano alla corsa.
Duecentonovantacinque chilometri di gara. Al secondo il trio è già solo, ma dietro, staccatissimo. Ci vorranno un paio di giorni e sei pagine e mezzo divertenti, spiritose, leggere, allegre, a tratti esilaranti, per arrivare al traguardo. “Approfitto di un semaforo rosso per chiedere a un vigile: ‘Scusi, mi saprebbe dire qualcosa sulla Milano-Sanremo?’. ‘Sì. Passerà di qui il diciannove marzo del 1970. Fra un anno’”.
L’inviato rispetterà comunque il suo impegno con il giornale: “Pronto, Mario? Sono io, prendi nota. Dunque. Ordine d’arrivo della sessantesima Milano-Sanremo. Primo, il Direttore perché era davanti, in canna. Secondo, il sottoscritto perché in sella. Terzo, la signora Adalgisa perché sul portapacchi posteriore”.
Carlo Silva, umorista, scrittore e uomo di teatro, era nato a Seregno nel 1921, ma trascorse la sua adolescenza a Cesano Maderno, dove la famiglia gestiva una merceria. Fu ideatore e autore di trasmissioni televisive come “La Domenica Sportiva” e “Dribbling”, e scrisse testi teatrali per Gino Bramieri, Walter Chiari, Valeria Valeri, Nino Manfredi, Paolo Ferrari, Mario Carotenuto.
Silva viveva con la stessa leggerezza con cui scriveva. Non era il tipo che si piangesse addosso. Sapeva trovare il lato comico della vita anche nelle situazioni più drammatiche, perfino nella Campagna di Russia nel 1942, durante la quale fu ferito a una spalla e subì l’amputazione della gamba sinistra per congelamento. Raccontò la sua esperienza di guerra e della prigionia in “Vengo dalla Siberia” (Bietti, 1973). Morì nel 1992, a Milano, per un ictus cerebrale. Dicono che al funerale parteciparono poche persone, e nessuno degli attori per i quali si era prodigato.