Davide Rebellin non si ferma e rilancia. Ancora una stagione in sella, sarà la numero 28 tra i professionisti, questa volta con la maglia della Cambodia Cycling Academy, formazione Continental sostenuta dal governo cambogiano con l’obiettivo di far crescere i corridori locali in vista dei Giochi del Sud-Est asiatico del 2023. Con lui, i francesi Aurignac, Lamaille e Le Bon (ex B&B Vital Concept), il monegasco Berlin, lo statunitense Miller e i cambogiani Loy Raksmey Huot, Chantou Kim, Nama San e Namav San.
In una intervista concessa a Matteo Pierelli de La Gazzetta dello Sport è lo stesso Rebellin a spiegare cosa lo spinge a continuare a correre alla soglia dei 50 anni, traguardo che taglierà il 9 agosto 2021.
«Mi spinge la passione. La preparazione in vista delle gare, le sensazioni che vivo durante le corse, mi fanno vivere meglio. E poi mi diverto come da ragazzino. Sono cambiate tante cose da quando ho cominciato: ora non faccio più uscite intense di 7-8 ore, ma alleno di più l’esplosività e punto più sulla qualità del lavoro che sulla quantità. Da cinque anni seguo una dieta vegetariana, ho completamente eliminato la carne e il mio corpo ne ha tratto beneficio. Dal 1997 invece ho tolto il glutine. Quando ho cominciato, il ciclismo era più romantico, più fantasioso, ci si poteva sempre inventare qualcosa. Adesso è tutto più programmato e si va molto più forte».
E alla domanda “quando pensa di smettere?” Davide risponde: «Vivo alla giornata. Potrei arrivare a metà stagione, oppure smettere alla fine del 2021 oppure andare avanti ancora. E comunque nel futuro c’è ancora la bici: seguo i Rebel-Camp a Gran Canaria, dove accompagno i turisti alla scoperta dell’isola e mi piacerebbe fare una cosa simile anche in Italia e a Montecarlo, dove vivo».