Dopo aver lanciato tra i professionisti Edoardo Affini e Alberto Dainese, la SEG Racing Academy sta cercando di fare lo stesso con un altro rappresentante del Bel Paese, Marco Frigo. Il vicentino di San Giuseppe di Cassola ha fatto il primo anno tra gli U23 con la Zalf Euromobil Desirée Fior, vincendo subito il titolo nazionale, ma nel 2020 si è unito all’accademia olandese, riconosciuta per essere una delle migliori fucine di talenti a livello internazionale. Certo, la stagione d’esordio non è stata delle più agevoli per il classe 2000, che ha comunque cominciato a seminare il terreno in vista del prossimo anno, dove proverà a cogliere tutto ciò che quest’anno il covid e la sfortuna gli hanno tolto.
Un anno fa cominciavi la tua avventura con la SEG Racing Academy. Il primo bilancio?
«È stata una scelta audace ma ragionata, che so che mi servirà per il futuro. Mi sono affacciato ad un ambiente totalmente sconosciuto, con una lingua diversa e tante cose da scoprire. Ammetto che all'inizio non è stato facile, ma col passare del tempo ogni tassello è andato al suo posto, la squadra mi ha aiutato molto nell'ambientamento e ora sono felice della scelta che ho fatto».
Raccontaci come è andata questa stagione così particolare.
«La mia stagione è iniziata solamente dopo il lockdown, perché prima avevo corso solamente Le Samyn, che non avevo nemmeno finito. Al Czech Tour sono andato forte e nella tappa regina sono arrivato coi migliori, dopodiché sono andato in altura per preparare gli Europei e il Giro d'Italia U23. A Plouay stavo bene, ma il percorso non si adattava alle mie caratteristiche, ma il giorno dopo quando sono arrivato in Italia ero già fortemente debilitato. Ho preso il via del Giro per onorare la maglia tricolore che indossavo ma dopo due tappe ho abbandonato perché veramente non stavo bene».
Nonostante tutto, questo 2020 ti ha lasciato qualcosa?
«Assolutamente sì. Mi sento cresciuto dal punto di vista fisico, tecnico e anche umano. Tutto grazie alla squadra. L'approccio diverso alla preparazione ha dato subito i suoi frutti, perché i numeri in allenamento e in gara sono migliori rispetto al passato, in più correre spesso in mezzo ai professionisti mi ha permesso di alzare ulteriormente l'asticella. Qui c'è una cura dei dettagli per me nuova, e devo dire che i risultati si vedono. Infine, l'approccio con ragazzi provenienti da altre nazioni, la lontananza da casa per periodi medio-lunghi, mi hanno fatto uscire dalla zona di confort, il che è positivo non solo dal punto di vista sportivo. È un'esperienza che consiglierei a qualche altro giovane italiano nel caso se ne presentasse la possibilità».
Sei riuscito a capire quali sono i terreni più adatti a te?
«In realtà non del tutto proprio per la stranezza della stagione, però mi piacciono le corse dure e le salite lunghe. Soffro un po' quelle corte ed esplosive. Però in futuro mi piacerebbe specializzarmi nelle corse a tappe, penso siano quelle più adatte alle mie caratteristiche».
Il tuo rapporto con la bici da cronometro com’è?
«In realtà non ho mai approfondito, colpevolmente, la specialità a cronometro. Questa squadra però si concentra di più sulla disciplina, anche se quest'anno purtroppo non abbiamo avuto molto modo per testarci. Al momento, quindi, è un punto di domanda».
Il 2021 sarà il trampolino di lancio verso il professionismo?
«La prossima stagione sarà per me la terza nella categoria, quindi bisognerà cominciare a concretizzare in vista di un possibile passaggio tra i professionisti. La squadra e lo staff li conosco, e questo è un grande vantaggio, e sarò uno dei ragazzi più esperti del roster. Il calendario sarà simile a quello di quest'anno così come gli obiettivi, cercherò di far bene con la squadra e, nel caso, con la nazionale».
Si parla molto di questo cambio generazionale e tu fai parte della nuova generazione. Che effetto ti fa vedere corridori poco più grandi di te andare così forte tra i professionisti?
«È un grande sprone, penso sia questione di talento, ma anche di costanza, voglia e tanti sacrifici. Quest'anno qualche apparizione tra i professionisti l'ho fatta e mi sono accorto quanto sia importante essere maturi per sperare di spiccare tra i grandi. Penso proprio che un anno in più con la SEG Racing Academy possa aiutarmi allo scopo. Una squadra come la mia, che lavora già come un team professionistico, ti permette di sentire meno il salto coi grandi ed è anche per questo che, secondo me, i giovani sono subito competitivi».
La corsa dei sogni?
«Un Grande Giro o, nel caso non fossi capace di vincerlo, una bella tappa».
Sei considerato uno dei maggiori talenti italiani emergenti, senti un po’ di pressione?
«Sono uno testardo, che se si mette in testa un obiettivo lo vuole raggiungere. Finora è stata la mia forza, ma cerco comunque di godermi lo sport senza troppa pressione, consapevole che nella vita non c'è solo il ciclismo».
Mentre sui social non sembri molto attivo…
«È vero. Sto cercando di esserlo di più ma non è molto nelle mie corde, un po' per privacy un po' perché mi sembrano lontani dalla realtà. Anche la squadra ci spinge ad essere più attivi, a farci vedere per i tifosi e gli sponsor. Abbiamo anche frequentato qualche webinar che ci spiegava la maniera più corretta per esprimersi sui social. Penso sia un altro aspetto interessante del team, non so quante formazioni giovanili investano su questo lato della comunicazione».
Quindi cosa fai nel tempo libero?
«Mi piacciono molto i motori. Mio papà ha un'officina meccanica di auto quindi fin da piccolo ho avuto una certa confidenza con il settore. Quando ho del tempo libero mi piace lavorare a qualche progetto, senza impegno, oltre a studiare, visto che sono iscritto ad un corso di laurea in ingegneria meccatronica a Padova».
Programmi per Natale?
«Sarà un Natale molto simile agli altri per la verità, tranquillo in famiglia. Regalo? Non so cosa aspettarmi, di solito preferisco farli».
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