Ha debuttato in una corsa ciclistica aa fine luglio, poco dopo ha vinto il campionato spagnolo Under 23 e ora si prepara all’esordio nel WolrdTour con la maglia della Astana, con la quale ha firmato un contratto fino al 2023.
È la storia incredibile di Javier Romo, classe 1999, che nasce come triatleta - è stato nono nel campionato mondiale junior e quarto al campionato spagnolo assoluto nel 2018 - e approda ora al grande ciclismo. «Sono molto felice di questa opportunità che solo pochi mesi fa nemeno avrei immaginato di poter avere».
Come è nata questa opportunità?
«È stato un percorso graduale. Abbiamo fatto un test prima di iniziare a correre, poi in qualche uscita ho incontrato professionisti che mi hanno incoraggiato a gareggiare. Ho iniziato ad allenarmi in bicicletta da solo qualche mese fa e il Café Baqué mi ha dato l'opportunità. Quindi ho vinto il campionato spagnolo ma non è stato un caso, vengo da un altro sport in cui ho lavorato molto. Ecco perché dico che non è così facile e che non è una coincidenza il mio passaggio al professionismo: ho trovato brave persone che mi hanno aiutato, ma se non hai soti, non puoi arrivare».
Perché hai deciso di fare il passo dal triathlon al ciclismo?
«È semplice: a causa della pandemia, non c'erano gare di triathlon. Non avevo niente da perdere, così ho deciso di concentrarmi al cento per cento sulla bicicletta in questi mesi e fortunatamente è andata bene. Forse senza la pandemia non avrei osato fare il passo».
Il ciclismo era la tua disciplina preferita nel triathlon?
«Nel triathlon avevo sempre avuto un alto livello sulla bici, era la mia disciplina migliore. I numeri che avevo erano buoni ma non conoscevo il livello di chi gareggia nel ciclismo. La bici mi è sempre piaciuta, il nuoto per esempio mi costava più fatica».
E richiede anche un lavoro diverso sulla muscolatura.
«Il problema che avevo nel triathlon era che per il nuoto mi mancava molta forza ed è per questo che ho fatto molta ginnastica per lavorare sulla parte superiore del corpo. Così quando sono salito sulla bici, avevo un po’ di peso in più. L'allenamento in bici è molto più semplice, mi alleno meno ore, riposo meglio, il cambio è stato decisamente migliore».
E hai firmato un contratto triennale che ti dà spazio per progredire.
«La squadra sa che vengo da un altro sport, che mi manca un po’ di adattamento e mi hanno dato la possibilità di essere più tranquillo. Personalmente voglio fare bene dal primo anno, voglio lavorare e fare nel miglior modo possibile ciò che il team mi chiede. Soprattutto è con Iván Velasco che parlo, mi sta aiutando molto. Non conosco ancora nessun corridore, ma sicuramente mi aiuterà il fatto che ci siano tanti spagnoli».
Pensi adattarti rapidamente al ciclismo professionistico? Quanto speri di andare lontano?
«I numeri sono buoni ... per i dilettanti. Questo è ora un altro mondo e dobbiamo migliorare. Non so che dire che corridore sono, solo il tempo lo dirà. Sono sicuro di avere molto da migliorare e da imparare: i miei compagni di squadra spagnoli hanno molta esperienza e spero di imparare molto da loro. Quello che voglio è trovare il mio posto ed essere il miglior corridore possibile. Non tutti possono vincere le gare, penso che il ciclismo sia molto di più».
Infine, da dove vieni e dove ti alleni?
«Vengo da una piccola città vicino a Toledo, Villafranca de los Caballeros, ma vivo ad Albacete con mio fratello da un anno e mezzo. Per allenarmi qui sto meglio, sono molto più concentrato. C’è il terreno ideale per allenarmi, c’è la Sierra del Segura e Alcaraz, nella zona di Riópar, è perfetto».
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