Abbiamo raggiunto telefonicamente a Melide - nel Canton Ticino - Mikkel Frolich Honorè. Passato al professionismo nel 2019 con la Deceuninck - Quick-Step di Patrick Lefevere, anche la prossima stagione - che tutti ci auguriamo possa essere migliore di quella appena conclusa - difenderà i colori della formazione numero uno al mondo (39 successi quest’anno ndr).
Il danese, classe 1997, è amante della lettura, soprattutto durante le corse, per riuscire a staccare un po’ la testa tra una tappa e l’altra. Quest’anno infatti durante il Giro d’Italia, Mikkel ha letto “La cattedrale del mare” di Ildefonso Falcones: «Secondo me avere altri interessi oltre al ciclismo è importantissimo per aprire la mente e capire il mondo. Penso che per comprendere bene il ciclismo sia importante conoscere il mondo, la cultura e la storia. Il nostro sport è molto più complesso di quello che in realtà ci si possa immaginare, non significa semplicemente salire sulla bici e saper pedalare. Quindi credo sia fondamentale avere una visione più ampia per poi rendere al meglio anche in sella alla propria bici».
Mikkel, come stai? Ti sei ripreso dalle fatiche della Corsa Rosa?
«Sto bene, grazie. Sto recuperando e sono sereno. Dopo il Giro sono tornato un po’ in Danimarca dalla mia famiglia. Adesso invece sono a Melide, dove abito e mi sto godendo ancora qualche giorno di assoluto relax, anche in vista della prossima stagione che ovviamente incomincerà un po’ più tardi rispetto al via tradizionale».
Prima della 14esima tappa del Giro d’Italia (la Conegliano-Valdobbiadene), hai chiesto la mano alla tua fidanzata Marilisa. Com’è nata l’idea?
«Ci pensavo già da tempo. Per me e Marilisa il ciclismo è sempre stato molto importante e speciale: ci siamo conosciuti nel 2015 al Trofeo Comune di Vertova Memorial Pietro Merelli e la cronometro di Conegliano era l’unica tappa in cui lei riusciva ad essere presente durante il Giro. Inizialmente avevo pensato di fare una proposta di matrimonio un po’ più “nascosta”, ma a causa della bolla in cui eravamo con la squadra, non sono riuscito. È stato un momento molto emozionante che ricorderò per sempre».
Nel 2021 difenderai sempre i colori del Wolfpack. Durante questa stagione così atipica ti ha aiutato sapere di avere un contratto anche per il prossimo anno?
«Sicuramente sì, quest’anno non è stata affatto una stagione semplice: la pandemia ha messo in ginocchio tutto il mondo dello sport e non solo, e in più si è aggiunto anche il mio infortunio. Alla Royal Bernard Drome Classic, il primo marzo, mi sono rotto dieci vertebre e sono dovuto restare fermo per otto lunghe settimane. Sapere però di avere il contratto anche per la prossima stagione mi ha permesso di essere più sereno per affrontare il recupero e mi ha dato molta sicurezza».
Qual è il tuo bilancio per questo 2020?
«Nonostante tutto, ammetto di essere soddisfatto. Non è stata una stagione facile tra il Covid-19 e l’infortunio, ma sono orgoglioso di quello che sono riuscito a fare. Da metà agosto ho sempre avuto una buona condizione e l’apice è stato al Giro d’Italia. Mi sentivo davvero molto bene e questo è stato un segnale molto incoraggiante anche per il futuro».
Quali sono stati i momenti più emozionanti della Corsa Rosa?
«La lista è piuttosto lunga. È stato molto emozionante l’arrivo della seconda tappa ad Agrigento quando ho ottenuto il terzo posto (il danese è stato poi settimo a Matera e quinto a Monselice, ndr). Lo Stelvio poi è stato qualcosa di indescrivibile, abbiamo fatto molta fatica ma ne è valsa decisamente la pena. Impresso nella mia mente come uno dei ricordi più belli c’è anche l’arrivo in Piazza Duomo, a Milano. È stato un Giro diverso, ma pur sempre bellissimo».
Più volte durante le telecronache su Eurosport abbiamo sentito Riccardo Magrini soprannominarti "torta Saint Honorè”. Cosa ne pensi? Ti piace come soprannome?
«Bella domanda - ride -. Mi piace come soprannome e adesso tante persone, anche fuori dall’Italia, mi chiamano così».
E la torta Saint Honorè l’hai mai assaggiata?
«Sì, dovevo. L’ho fatto subito dopo il Giro d’Italia e devo dire che mi piace molto, quindi a maggior ragione come soprannome può andare più che bene».
Quando ricominci con la preparazione?
«La prossima settimana, ma con molta calma. Inizierò con un po’ di palestra (in Svizzera sono aperte, ndr), andrò a correre e farò qualche giro in mountain-bike».
La squadra sta organizzando un ritiro per dicembre?
«So che stanno lavorando, ma vista la situazione non è semplicissimo. Forse faremo un ritiro a dicembre, non c’è ancora niente di certo. Settimana prossima faremo una riunione via Zoom con tutta la squadra e sapremo qualcosa in più».
Che cosa ti aspetti dalla prossima stagione?
«Non ho ancora un programma ben definito, non so ancora da dove inizierò la mia stagione. Mi piacciono le corse in Italia e il 2021 sarà anche l’anno dei Giochi Olimpici: per me sarebbe un grande sogno volare a Tokyo. So che non sarà facile ma cercherò di guadagnarmi il posto».
Oltre alle Olimpiadi, hai qualche altro sogno nel cassetto?
«Più di uno. Sogno un giorno di poter vincere una tappa al Giro d’Italia e di essere al via del Tour de France, che è la corsa più importante al mondo. Ammetto però che mi piacerebbe vincere anche una Grande Classica... Chissà, il tempo mi darà le risposte giuste».
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