La stagione è finita e, se fosse un anno normale, per gli stradisti sarebbe ora di andare in vacanza. Invece ai tempi del coronavirus bisogna stare in casa, così quando chiamiamo Matteo Trentin lo troviamo impegnato tra cartoncini colorati e forbici dalla punta arrotondata insieme ai piccoli Giovanni e Jacopo. Non c’è nulla di meglio che dedicarsi ad alcuni lavoretti natalizi con i propri figli per ritrovare il buon umore e distrarsi dalle brutte notizie che stanno caratterizzando questo periodo.
«Io e miei cari per fortuna stiamo bene e, sinceramente, dopo mesi “a tutta” sto volentieri tra le mura domestiche. Dopo il lockdown è stata una corsa dietro l’altra, siamo stati in giro tanto anche se per breve tempo, quindi ricarico volentieri le pile con Claudia e i nostri bimbi» ci racconta da Montecarlo uno tra i pochi corridori in attività che vanta successi di tappe in tutti e tre i grandi giri.
In questi giorni il 31enne trentino non si sta dedicando solo alla famiglia, essendo un attivo membro del CPA, sta partecipando a nome dei sindacato dei corridori ad alcuni meeting organizzati dall’UCI. «Ci tengo soprattutto al discorso sicurezza, insieme a Philippe Gilbert abbiamo presentato le richieste del gruppo e speriamo alcuni cambiamenti si concretizzino a breve. Sono abbastanza fiducioso, su alcune questioni basilari pare tutte le parti coinvolte abbiano la volontà di spiccare un definitivo salto di qualità» confida a tuttobiciweb.
È stata una stagione strana e difficile, nella quale la vittoria a lui (come a tanti altri) è mancata. «Era partita benino, alla Omloop Het Nieuwsblad, la prima gara del calendario a cui puntavo, pedalavo bene, nonostante la tumefazione al ginocchio rimediata in una caduta il giorno prima. Dopo lo stop forzato causato dal Covid-19 puntavo alla Milano-Sanremo, anche lì sono finito a terra e mi sono fatto male al ginocchio. Quell’infortunio purtroppo ha condizionato un po’ tutta la seconda parte di stagione, ho sofferto per alcuni acciacchi che non mi hanno mai lasciato libero, impedendomi di esprimermi al meglio. Non posso essere soddisfatto, ma adesso sto bene quindi non mi lamento. In tanti hanno sofferto per una programmazione anomala, chi invece ha trovato la quadra è riuscito a fare la differenza rispetto alla massa come non mai. Penso a Van Aert, Roglic, Alaphilippe, Demare e Hirschi che l’hanno imbroccata alla grandissima».
Come movimento, Trento è convinto che il ciclismo abbia fronteggiato la pandemia al meglio. «Basta vedere quanti pochi positivi abbiamo avuto rispetto ad altri sport in percentuale ai tamponi a cui siamo stati sottoposti. Le squadre hanno dimostrato una serietà che dovrebbe far scuola, gli organizzatori hanno dato il loro contributo e ce la siamo cavati benone nonostante la nostra sia una disciplina di gruppo e itinerante. Corriamo uno accanto all’altro e ogni giorno ci spostiamo da un hotel all’altro, non possiamo lavorare in un ambiente protetto come uno stadio o un palazzetto. L’anno prossimo dovremo ancora convivere con quest’emergenza sanitaria, dobbiamo metterci l’anima in pace e continuare a tenere alta la guardia. Penso tutte le corse dovranno comportarsi come hanno fatto gli organizzatori del Giro delle Fiandre quest’anno: invitando la gente a stare a casa e a vedere in tv lo show. Forse sarà anche l’occasione buona per offrire un prodotto televisivo più appetibile, mi auguro davvero coglieremo l’opportunità per migliorare un format molto vecchio».
L’inverno si prospetta ancora complicato. Tra tanti dubbi, Matteo ha la certezza di un contratto biennale con una nuova squadra. Lascerà la CCC, dopo un anno in maglia arancione, per affrontare due stagioni chiave per la sua carriera con la UAE Emirates. «Per i prossimi mesi spero riusciremo ad allenarci. L’aspetto più difficile del lockdown è stato non sapere quando, come, perché allenarsi. Per qualunque tipo di lavoro, l’incertezza non è d’aiuto. Per quanto mi riguarda nel 2021 cerco riscatto. Voglio iniziare con il piede giusto e ritornare al livello del 2019 (quando nello Yorkshire fu argento mondiale alle spalle di Pedersen, ndr). Non metto nel mirino una gara in particolare, l’importante è andare forte».