Tao GEOGHEGAN HART. 10. È un ragazzo curioso e con tanta voglia di imparare: da dilettante – guarda caso - ha militato anche lui nell'americana Hagens Berman di Axel Merckx che gli ha permesso di girare il mondo e accumulare esperienza internazionale. Ha giocato a pallone (tifa Arsenal), per poi scoprire per puro caso la bicicletta a 14 anni. Insomma, non è un fanatico delle due ruote. Ha praticato sport in età giovanili con il gusto di divertirsi, senza l’assillo della vittoria. Per la serie, tempo al tempo. È fidanzato con la ciclista Hannah Barnes. Ha pure restaurato un camper Volkswagen con il quale si diverte ad andare in giro, anche se lui è tipo che va molto più veloce di un Volkswagen. Dimenticavo: ha in testa i Grandi Giri. Qui è venuto per imparare. Difficilmente lo vedremo lontano dal podio. Cinque vittorie di tappa per la Ineos Grenadiers (Voto 9) con dedica a Nicolas Portal (voto 10 e standing ovation).
Wilco KELDERMAN. 9. La sua squadra fa qualcosa di portentoso, lui lascia fare, si fa tirare su, ma non affonda il colpo. Le cose sono due: o sente di non essere super e gestisce intelligentemente, o sente di avere la gamba, ma la preserva per il rush finale. In entrambi i casi è bravo bravo.
Jai HINDLEY. 10. Il 24enne australiano è semplicemente straordinario, fa un lavoro pazzesco, da uno che ha tutto per pensare un domani in proprio.
Joao ALMEIDA. 8. Difende la maglia rosa con i denti e una lucidità pazzesca, chiaro che in vista delle vette più ardite a questo punto lo vediamo tutti molto più vulnerabile, ma vedremo. Intanto si porta in albergo la maglia rosa numero tredici al primo Giro, e raggiunge Eddy Merckx che nel 1968 fece la stessa cosa (solo che lo vinse). A San Daniele del Friuli ha la possibilità per superarlo, anche se non sarà tappa da sottovalutare, ma dal giorno dopo, verso Madonna di Campiglio qualcuno le madonne le vedrà per davvero.
Rafal MAJKA. 6. Il polacco della Bora si difende con grande esperienza. Paga quasi subito, ma poi medica, da par suo. Tra gli sconfitti, dopo Almeida, c’è proprio lui.
Patrick KONRAD. 5,5. Trova la forza di anticipare il gruppetto Nibali di qualche secondo: poca roba, proprio per dire sono arrivato prima di te.
Pello BILBAO. 5,5. È tra i primi a saltare per aria, poi rientra su Nibali e con lui conclude una tappa difficile.
Vincenzo NIBALI. 5,5. Se la crono del Prosecco è stata sincera, Piancavallo non racconta bugie: a questo Nibali manca qualcosa. Non certo la testa, di questa ne ha da vendere. Capisce che potrebbe andare fuori giri e preferisce andare con il suo passo per non andare fuori Giro. Dalla 3° all’8° posizione sono tutti lì, in pochi secondi. Tutto può ancora succedere.
Fausto MASNADA. 6,5. Difende la sua bellissima decima posizione, in un Giro corso fin qui da autentico campioncino. Per il momento è un Damiano Caruso fatto e finito: uomo di lotta e di governo. Uomo per difendere e attaccare. Uomo tuttofare.
Domenico POZZOVIVO. 5. È probabile che abbia fatto quello che non ha fatto Kelderman (amministrarsi) nella crono: lui è andato a tutta e poi ha pagato a caro prezzo sul suo terreno, sulla sua prima vera salita. Ha solo vissuto una giornata storta? Speriamolo, perché a questo punto abbiamo bisogno di corridori che cercheranno di rischiare il tutto per tutto.
Brandon MCNULTY. 4. Rimbalza subito indietro. Perde 2’43”. Che botta.
Giovanni VISCONTI. 7. Il siciliano della Vini Zabù Brado KTM oggi aveva la possibilità di sfilare la maglia azzurra a Guerreiro. In palio per la classifica degli scalatori ben 94 punti. Lui non si fa pregare, tutt’al più inseguire. Prende su ed entra nella fuga di giornata, poi vince il primo Gpm di giornata e anche il secondo a Forcella di Monte Rest. Alla sua ruota transitano De Gendt, Fennis, Holmes, Villella e Samitier. Sul terzo GPM a Forcella Pala Barzana è terzo, così Visconti guadagna altri 6 punti per la maglia azzurra, che indosserà a fine tappa. Missione compiuta!
Rohan DENNIS. 7. È chiaro che fa una grande corsa, tutta d’attacco, e ad un certo punto si mette anche in modalità cronoscalata per vincere la tappa. Ma di Ganna ce n’è uno solo.
Giovanni CARBONI. 4. Crono tranquilla, arriva quint’ultimo a 8’20” da Filippo Ganna, proprio per risparmiare energie e provare ad entrare nella fuga di oggi. Pronti via e lui non c’è. Poi si butta all’inseguimento da solo e rimane chilometri e chilometri tra il gruppo di testa e quello maglia rosa. Male, molto male. Chi dorme non piglia pesci, ma non ripiglia nemmeno la fuga.
Davide VILLELLA. 7. Nella fuga di giornata ad una sessantina di chilometri dal traguardo fora e deve aspettare un’eternità prima che gli cambino la ruota. Lui mantiene la calma, e anche chi gliela dovrebbe cambiare. 7 alla pazienza.
Giro delle FIANDRE. 4. Corsa perfetta per quanto riguarda la bolla: in pratica non c’è anima viva. Però ci sono le moto, i motociclisti in mezzo agli zebedei e questa non è la prima volta che accade a queste latitudini. L’abbiamo scritto, con chiarezza: quelle moto (cambio ruote e giuria) non dovevano stare lì sulla destra. I corridori, forse, potevano anche fare un cenno con la mano. Loulou Alaphilippe poteva anche stare un po’ più attento, invece che parlare alla radiolina, ma ciò non toglie che quelle due moto sul lato di destra non dovevano esserci. Poi, un’ultima domanda. Giudice in moto da solo, con pettorina e alla guida: ma come è possibile? E, soprattutto: è possibile? A chi ne ha la competenza, l’ardua sentenza. In ogni caso, qualunque sia la risposta, trovo la cosa semplicemente folle.