Tour de France 2020. La diciassettesima tappa, la Grenoble-Méribel di 170 km. Prima il Col de la Madeleine, una salita infinita, 17,1 km all’8,4 per cento medio, poi il Col de la Loze, finale e terminale, ancora più duro, 21,5 km al 7,8 per cento medio con pugnalate fino al 24 per cento, ai limiti del ribaltamento.
Se davanti ci si gioca la corsa, dietro ci si consuma la vita. Sulla Madeleine Bryan Coquard, il velocista, francese, è in crisi e non va avanti neanche a spinta. Jens Debusschere, il gregario, belga, lo aspetta, lo assiste, lo incoraggia, lo esorta, lo spinge almeno a sguardi, a parole, a presenza. Fra Madeleine e Loze, una lunga vallata, Debusschere si prodiga: prende il vento, taglia l’aria, tira senza chiedere un cambio, s’impegna, si prodiga, si disfa, si sfinisce. Così sulla Loze Coquard, spremendosi, riesce ad arrivare entro il tempo massimo, Debusschere no. Racconterà: “Quando Miguel Angel Lopez tagliava il traguardo, a me mancavano ancora nove chilometri. Ho cominciato a pensare che sarebbe stato molto complicato”. Infatti. Commenterà: “C’era da scegliere: salvare me o Coquard. Non ho avuto dubbi: lui. Lui era il capitano, lui era l’unico della squadra a poter conquistare un piazzamento, un podio o magari una vittoria. E così ho fatto soltanto quello che avrei dovuto fare”.
Generoso, rispettoso. Obbediente, altruista. Modesto, valoroso. Il gesto, il sacrificio, l’esempio di Debusschere è un modello di fair play: dare senza pretendere, immolarsi senza ricevere. Una dedizione da tramandare, una devozione da narrare. Ma spesso queste piccole storie faticano a trovare spazi, soffocate dalle dichiarazioni dei vincitori, dalle giustificazioni dei battuti, dai commenti degli opinionisti. Che peccato. Perché proprio qui abita il senso dello sport.
Ma c’è chi sostiene queste storie, c’è chi crede in questi valori. E’ il Premio nazionale di giornalismo sportivo per l’etica nello sport Antonio Spallino, assegnato con cadenza biennale a partire dal 2020, istituito con lo scopo di “riconoscere giornalisti professionisti, praticanti e pubblicisti che abbiano saputo raccontare lo sport nelle sue varie discipline, con particolare attenzione all’approccio etico fondato sui valori dell’olimpismo, al fair play, al ruolo di coesione sociale e di inclusione, anche degli atleti portatori di handicap”. Il Premio Antonio Spallino - era uno schermidore: oro, argento e bronzo olimpici, tre ori, un argento e due bronzi mondiali tra il 1949 e il 1958 - vuole essere “un omaggio allo stile e al modo di declinare i valori dello sport nei vari campi della vita pubblica e professionale, divulgando e contribuendo a diffondere, attraverso i professionisti odierni della comunicazione, la cultura dello sport e i suoi aspetti etici e inclusivi, oggi troppo spesso offuscati”.
Le condizioni: pubblicazione degli articoli tra il 1° dicembre 2019 e il 16 novembre 2020, invio delle opere entro e non oltre il 30 novembre 2020, cerimonia pubblica di consegna del Premio in Como entro il 30 gennaio 2021. Bando completo e modulistica da compilare e inviare, secondo le indicazioni, sui siti www.lasteccadicomo.org, www.panathloncomo.com, www.odg.mi.it e www.glgs-ussi.it.
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