G come Guarnieri. Nel senso di Jacopo, corridore della Groupama. E’ l’uomo che spalanca le porte del traguardo a Demare, il più veloce in Giro: per tenersi in allenamento, gli spalanca anche quelle di ristoranti e stanze d’albergo. Il suo capitano lo ha battezzato ‘il capotreno’, chef de train nella lingua ufficiale del Processo: se ne fa un uso tale che a volte sembra di essere su France 2. Anche a Guarnieri è stato chiesto se parla francese forse pensando che col suo compagno si intenda a gesti o con segnali Morse. Trentatrè anni, è nato a Vizzolo Predabissi, poi si è spostato a Caselle Landi, a Castelvetro Piacentino e Fiorenzuola, infine si è trasferito a Pallastrelli di Castell’Arquato, perché allergico ai nomi semplici. Alto uno e novanta, viene dalla pista: quando ha cambiato ruolo, è diventato apripista. E’ uno dei cervelli del gruppo, mai banale quando apre bocca, attento alle vicende del mondo: su Twitter, dove è attivissimo, c’è chi lo ha definito il miglior regalo per Natale, anche se ancora non si è capito chi sia questo Natale. E’ quello che prima delle volate studia il meteo per scoprire se c’è vento, studia il disegno degli arrivi, studia la posizione delle transenne e studia quanti alberi ci sono a bordo strada: studia così tanto che non si capisce dove trovi il tempo per correre. Con Demare si intende al volo, ha pure rivelato che per tenerselo a ruota gli basta chiamarlo: il rischio è che i team rivali, nelle prossime volate, provino a fermare il francese gridando ‘Arnaud’ dalle retrovie. Anche perché fin qui il tgv di Francia non ha sbagliato un colpo, vincendo quattro sprint su quattro, compresi tutti quelli sui litorali, a Villafranca Tirrena, Brindisi e Rimini: succede quando il tuo capitano non è uomo da montagna, ma Demare.
R come risotto. Nel senso di piatto tipico della cucina italiana. E’ il classico primo, ma può mangiarlo anche chi non vince. Esistono vari metodi per prepararlo: col riso cucinato a parte, col riso cotto insieme agli altri ingredienti, col riso fragoroso dei commensali quando la ricetta non riesce. E’ un alimento tipico del ciclismo: alla fine di ogni corsa c’è chi ha pianto e chi ha riso. E’ il piatto più di moda al Giro grazie alle ricette di Riccardo Magrini, ex ciclista e voce tecnica di Eurosport: ne propone una al giorno, sapendo che il riso è perfetto per restare Magrini. C’è la ricetta per chi è caduto durante la tappa: il risotto allo scalogno. Per chi non ha capito la tattica di gara: il risotto alla zucca. Per chi è il primo a staccarsi: il risotto ai broccoli. Per chi va forte in curva: il risotto al radicchio. Per chi vuol vincere il Tour: il risotto giallo. Per chi si distrae guardando le ragazze: il risotto ai porcini. Per chi ha perso la volata per un centimetro: il risotto all’amarone. Per chi si è preso tappa e maglia: il risotto allo champagne. Per chi ha vinto rimontando il gruppo: il risotto al salmone. Per chi pedala in modo goffo: il risotto al carciofone. Per chi va sempre a tutta: il risotto alla birra. Per chi scende in classifica: il risotto ai gamberetti. E pure per chi fa esplodere la corsa: la bomba di riso.