B come bolla. Nel senso di zona protetta. E’ una precauzione, intesa come modo di evitare rischi, non come cauzione pagata in anticipo. Non è una novità, le squadre da sempre osservano la massima prudenza: quando sono stanche di osservare, guardano altrove. In tempi di Covid la prevenzione ha avuto una decisa accelerazione, tanto da esser segnalata con un vantaggio significativo sul gruppo maglia rosa. Al Giro è stata creata una vera e propria ‘bolla’ per garantire l’isolamento di atleti e staff: se salta fuori una positività, si parla di bolla di sapone. Fuori corsa, i ciclisti non si spostano in maniera autonoma, ma solo sui mezzi della squadra: la regolare bolla di accompagnamento. In pochi giorni hanno raggiunto tutti un equilibrio: sono a bolla. Qualcuno ne soffre, mostrando i segni sulla pelle, dove si forma qualche bolla. Non si può uscirne, non esiste permesso, nemmeno se lo chiedesse il Papa: ovviamente, con una bolla pontificia. In tanti non vedono l’ora che finisca: per capire quando succederà, guardano nella bolla di cristallo. Quel giorno se ne andranno tutti di scatto, trasformando la bolla in una molla.
R come Restrepo. Nel senso di Jhonatan, ciclista dell’Androni. Ha un cognome vietato ai dislessici e un nome che ha l’aria di essere un errore dell’anagrafe: pare che i genitori se ne siano lamentati con il segretario comunale, accusandolo di non capire un’acca. Il suo nome completo è Valencia: l’ultimo è il cognome della madre, l’ha aggiunto per averne almeno uno normale. In cinque stagioni da pro, nei grandi appuntamenti non è mai sceso sotto il centesimo posto: per quanto fisso oltre quota cento, non si ritiene ancora da pensione. In questa stagione ha raccolto sei successi fra Rwanda e Venezuela e sta correndo il primo Giro: quando ha dichiarato ‘questo è un anno particolare’, i colleghi con la mascherina in attesa del tampone hanno commentato ‘ma va?’. A rilanciarlo sta provando Gianni Savio, detto il Principe per via dell’eleganza: è sempre in giacca, camicia e cravatta (Savio, non il corridore), ovviamente non sempre le stesse. E’ l’unico manager che tutti i giorni parla ai corridori in corsa, ragguaglia il giornalisti in sala stampa, si collega con le radio e le tv sudamericane, accoglie gli ospiti del team, scrive i menu dei ristoranti, fa il pieno alle ammiraglie e, quando invitato, interviene ai Panathlon. A lui si deve il modulo a una punta, mutuato dal calcio: ciclista avanti e pedalare. Con questo schema, Restrepo è già andato in fuga due volte in questo Giro, in Calabria e in Abruzzo: a chi gli ha chiesto perché in quelle tappe, ha risposto che Sicilia e Puglia lo ispiravano meno. Bellissimo il post sui social dopo la tappa di Tortoreto (‘Sono riuscito ad andare in fuga con gente forte, ho la possibilità di provare qualcosa di grande’), ancor più bello il gesto verso Sagan, lasciato passare su un traguardo volante: l’omaggio di chi è solo Restrepo di fronte a un extraterRestrepo.
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