Filippo GANNA. 10 e lode. A vederlo inGANNA. È un ragazzone, un granatiere, che sa andare anche in salita, non solo sul piano. È bello e con lo smoking fa la sua gran bella figura, ma già che c’è si traveste da operaio e va all’attacco di prima mattina con Puccio. C’è da dare un senso al Giro, c’è da mettersi alle spalle la sfortunata storia rosa del signor G, al secolo Geraint Thomas, costretto al ritiro. C’è da scaricare lo stress di un viaggio interminabile dalla Sicilia al Continente, ma poi è lui ad essere incontenibile. Mena come un fabbro, Filippo. Vola con le sue lunghe leve mulinando rapporti al limite dell’umano. Bello e composto, elegante ed efficace come pochi. È l’uomo del tempo, nel senso che lo doma e lo insegue, difficile che lo subisca. Ha fretta Filippo, anche di crescere: brucia le tappe e nel frattempo le vince.
Patrick KONRAD. 8. Il 28enne corridore austriaco della Bora si porta in albergo un più che buon secondo posto, in una tappa bella e tutt’altro che banale.
Joao ALMEIDA. 8. Fatica tanto, lo si vede a occhio nudo e alla fine lo dice anche. Ha fatto fatica, ha stretto i denti, ma alla fine ha avuto la forza e la personalità per andare a sprintare per gli abbuoni: se questa non è una testa da campione…
Wilko KELDERMAN. 7. Il leader Sunweb è sempre lì, invisibile e ben presente, non perde una pedalata, non perde soprattutto contatto: da nessuno.
Jakob FUGLSANG. 7. Il danese dell’Astana è in attesa, in attesa di fare qualcosa di buono e di grande. Intanto osserva, con assoluta tranquillità, come se fosse in gita. Sta facendo un bel Giro, pronto a prenderselo.
Fausto MASNADA. 7. Il 26enne bergamasco della Deceunick è corridore tosto, che non molla, e fa il suo dando del lei alla bicicletta e del tu alla fatica.
Vincenzo NIBALI. 7. I suoi Trek lo proteggono, Brambilla lo accompagna. Nel finale tiene d’occhio tutti, pronto ad entrare in azione. In discesa prende la testa, per non rischiare l’osso del collo.
Domenico POZZOVIVO. 7. Sgambetta e rilancia l’azione anche quando non te lo aspetti. È probabile che lo faccia per testarsi, ma anche per mandare segnali chiari: ci sono anch’io, con placche e chiodi, ma questa volta sono pronto ad aggiustarvi. Tutti.
Simon YATES. 5. Non è un bel segnale, ma sull’accelerazione di Pozzovivo nel finale il britannico perde ancora le ruote. Poca roba, però dice molto.
Brandon MC NULTY. 5. Il ragazzino della UAE Team Emirates paga la giornata lunga e fredda, senza un metro di pianura. Alla sua età ci sta.
Jonathan CAICEDO. 4. Fine del sogno, oggi salta per aria e torna nella cesta, leggi gruppo. Però da un corridore come lui c’è da aspettarsi ancora di tutto.
Tao GEOGHEGAN HART. 6. Potrebbe essere l’uomo classifica del team Ineos, in attesa lascia fare a Ganna, e male non fa.
Edoardo ZARDINI. 7. Il ragazzo della Zabù Brado KTM, anche per tirare su il morale a tutta la truppa, entra nella fuga di giornata e poi si porta in albergo i punti di entrambi i Gpm (meno l’ultimo che va a Ganna): sempre davanti a Carretero, il quale non ringrazia ma ne prende atto.
Pieter WEENING. 17. L'olandese della Trek Segafredo risente della caduta di ieri (anche per lui una borraccia maligna che gli scivola dalle mani) e deve abbandonare. Fine del Giro, sperando per la sua Trek in un finale diverso.
Mimmo BULZOMI’. 10. Questo borgo che sa di latte di mandorla e che sorge su una collina a est del monte Poro, animato dalla notte dei tempi da Ruggero il Normanno della famiglia degli Altavilla, è stato raccontato da Gianni Mura quando era giovane cronista all’Occhio di Maurizio Costanzo. Raccontò da par suo la Palinuro-Campotenese del Giro 1980 vinta da Tista Baronchelli, ma si soffermò, giustamente, su quei giganti che proprio Mimmo Bulzomì – grande anima di Mileto - portò sul traguardo. «Di gigantesco, mentre scrivo, ci sono solo i due giganti di Mileto - raccontava su quelle colonne Mura -: ballano al suono di due tamburi, lui è di aspetto turchesco, lei biondina. Quattro metri di cartapesta colorata. Poi smettono perché il tamburo smette di suonare, perché i giornalisti mandano a dire che loro devono lavorare. I giornalisti vogliono far vedere che fanno i giornalisti e farebbero smettere anche Toscanini. I giganti vanno via e di gigantesco, in questa tappa che tanto prometteva, non rimane nulla». Mileto, tinta di rosa, ha ricordato con un murales bellissimo quattro grandi personaggi amici del ciclismo: Bruno Raschi, Adriano De Zan, Vincenzo Torriani e Gianni Mura. A modo loro, quattro giganti.