Jonathan CAICEDO. 10. Dopo Carapaz ecco un altro ecuadoriano, Jonathan Paperino Caicedo. Va in fuga di prima mattina con altri sette temerari e non lo riprendono più. In verità gli resta a ruota quasi fino alla fine Visconti, ma se lo mette nel sacco mimando fatica e tormento. Alla fine vince la tappa, ma a Paperino la maglia rosa non gliela danno per un nonnulla. Lo scherzone lo deve anche subire.
Joao ALMEIDA. 7. Perde 12” dal gruppetto Nibali, Pozzovivo e Fuglsang, ma si prende la maglia rosa. Basta e avanza per andare a letto felice e soddisfatto: o no?
Giovanni VISCONTI. 7. Non è più un ragazzino, anche se la passione che lo accompagna è quella di sempre, quella che aveva da bambino. È solo cambiato l’approccio: prima sognava di diventare un campione, oggi sa di esserlo. A 37 anni prova a sognare ancora un po’, ma c’è questo ecuadoriano che lo sveglia proprio sul più bello.
Geraint THOMAS. 17. La Jella sia con lui. Corre in un team che non lascia nulla al caso, che lavora sui “marginal gains”, sui dettagli, i particolari (ottimo il lavoro di sabato scorso per la crono del vento di Robby Ketchell, il performance scientist: le azzeccate tutte), poi è sufficiente una borraccia per mandare alla malora tutto. Non è giusto per lui, ma neanche per noi che il ciclismo e la sfida leale la amiamo da sempre.
Wilco KELDERMAN. 8. Il 29enne olandese ci prova e alla fine qualche secondo lo porta via alla nobiltà di questo Giro. Piccole cose (12”), ma di questi tempi non si butta via niente.
Jakub FUGLSANG. 7,5. Il danese di casa Astana corre come è solito fare, con lucidità e temperamento. Gli mancano due pedine importanti nella sua personale scacchiera, ma lui non se ne preoccupa e prova a non finire in scacco.
Rafal MAJKA. 7. Fatica un po’ a tenere le ruote dei migliori, ma alla fine riesce a rimanere nel vivo della corsa.
Vincenzo NIBALI. 7,5. Enzo c’è e non gioca a nascondersi, anche perché non l’ha mai fatto e poi perché non si diverte a farlo. Quando può lui sgasa e anche oggi per misurare la febbre ai suoi avversari prova a metterli sotto pressione. Poi desiste e arriva al traguardo con Fuglsang e Pozzovivo. Va bene anche così. Lavori in corso.
Jonathan CASTROVIEJO 7. Il 33enne spagnolo diventa punta dopo la resa di Geraint Thomas e il crollo di Tao Geoghegan Hart. Ora bisognerà ridisegnare le gerarchie in casa Ineos, c’è qualche giorno per curarsi le ferite e fare il punto.
Domenico POZZOVIVO. 10. Cosa gli vuoi dire? Che è pazzesco. Che se il ciclismo è lo sport della sofferenza, lui è l’interprete supremo. L’uomo bionico è lì, a lottare come sempre e più di sempre.
Steven KRUIJSWIJK. 6. Nel confronto di oggi paga qualcosa: non tanto, ma qualcosa paga. In prospettiva non è un buon segno. Però c’è anche tempo per rimediare e riprendersi.
Brandon MCNULTY. 6. Altro ragazzo di 22 anni da tenere d’occhio. È l’americanino deputato a fare classifica per la UAE Emirates: non perdetelo di vista.
Simon YATES. 2. Non c’è. Vorrebbe fare fuoco e fiamme, scatenare l’inferno su un traguardo che conosce bene: si spegne subito. Irriconoscibile.
Luca SCINTO. 6. In favore di telecamere, dall’ammiraglia getta la borraccia in terra, imprecando perché la giuria non gli consente un rifornimento. Un gesto chiaramente non bellissimo, che scatena tanti teleutenti: il solito diesse da sagra di paese. Sarà anche vero, ma vorrei ricordare loro la classe e l’eleganza dei vari Conte, Sarri, Spalletti, Gasperini, Cosmi e compagnia pallonara, così, tanto per fare qualche nome.
Edoardo AFFINI. 8. Come mai il granatiere della Mitchelton Scott non ha fatto una gran crono d’apertura? Perché il 24enne mantovano di cronometro dovrà farne tante altre, ad incominciare da oggi, che ha tirato in testa al gruppo a più non posso, testa china e cuore sul manubrio. Grande giornata per tutti gli australiani di Brent Copeland, che hanno lavorato per il loro capitano unico Simon Yates. Non ditelo ai diretti interessati.