È passato un anno, anche se questo anno complicato a sghembo non è ancora passato. Il 2 ottobre di un anno fa, in un autunno appena accennato, Giorgio Squinzi, il signor Mapei, si è accomiatato con la discrezione che lo ha sempre contraddistinto. Oggi, ad un anno di distanza, senza averlo dimenticato per un attimo, gli rivolgiamo il nostro semplice ma sentito ricordo.
Domani scatta da Monreale il Giro d’Italia numero 103, la corsa che più ha amato. Una corsa che ci fece conoscere in quell’assolato e tiepido maggio del 1993. Un Giro che salpava dall’Isola d’Elba con una piccola squadra salvata in extremis: si chiamava Eldor, da lì in poi prese il nome di Mapei e il mondo imparò a conoscerla, grazie a due visionari del calibro del dottor Giorgio Squinzi e della dottoressa Adriana Spazzoli, che di quella fantastica avventura tra cubetti e su due ruote furono gli artefici.
E in questo anno stravolto e capovolto, compresso e concentrato, dove la corsa di maggio per la prima volta nella sua storia è finita ad ottobre, mi piace pensare che anche il Giro li abbia voluti ricordare. Sì, mi piace pensare che sia così.
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