Julian ALAPHILIPPE. 10 con lode. Era l’alternativa a Wout Van Aert, l’altro, quello che avrebbe potuto contrastare il fuoriclasse belga, l’uomo del momento. Era l’altra faccia della medaglia, che però è riuscito ad imprimere su entrambi i lati il suo nome e il suo cognome. Lo chiamano “Loulou”, il moschettiere, D’Artagnan: per noi è l’uomo che danza in sella ad una bicicletta. Colui che sgasa e rilancia manco fosse in sella ad una Harley-Davidson. Sgomma, frena e scatta, ondeggia e s’inarca con quella pedalata sincopata, come se andasse a tempo di musica, un po’ bolero, ma tanto Rolling Stones. È un corridore rock, che fa bene al ciclismo e fa bene il ciclista: tanto da essere il più bravo di tutti. Da questa sera è il più bravo del mondo.
Wout VAN AERT. 5,5. Era l’uomo più atteso e pronosticato: l’uomo da battere. Conferma di essere un fenomeno, ma commette almeno un errore. Scatta Nibali, gli vanno dietro come falchi Landa e Uran, poi arriva lui, che si ferma, cincischia e non rilancia l’azione dello Squalo. Lo spazio ci sarebbe. I metri ci sono eccome. Lui non ci crede o forse non ne ha. Se non ci crede, grave errore, se non ne ha, è giusto che abbia perso. Quando scatta Julian non fa un plissé. Lo vede partire e capisce che arriverà.
Marc HIRSCHI. 8. Fa il suo, come da vigilia. Anche lui era tra gli uomini più attesi di giornata e non si fa attendere e nemmeno pregare. Lo svizzerotto va spedito, senza timore. Finisce sul podio: per ora un terzo che vale oro.
Michail KWIATKOWSKI. 7. È andato molto forte al Tour, va fortissimo a Imola. C’è, si vede, anche se forse gli manca qualcosina: e si vede anche questo.
Jakob FUGLSANG. 6,5. Il danese fa muovere molto bene i suoi compagni di squadra, poi entra in scena, entra nell’azione giusta, ma anche a lui manca qualcosa, come è giusto che sia. Non ha fatto il Tour, lo aspetta il Giro: tutta un’altra storia.
Primoz ROGLIC. 5. Taddeo Pogacar prova per sè e per lui, che poi però non prova. Subisce la corsa, limitando i danni e facendo il minimo sindacale per un corridore del suo stampo. Arriva a Imola vuoto: di testa e di gambe.
Michael MATTHEWS. 7. E’ l’unico uomo veloce che si sciroppa nelle zone alte un tappone alpino di quasi 5 mila metri: non è come dirlo.
Alejandro VALVERDE. 6. Ad un certo punto ho pensato che potesse anche fare il colpaccio, ma poi gli è restato in canna: il colpo.
Maximilian SCHACHMANN. 5. Per il tedesco era una buonissima occasione e la perde. Malamente.
Damiano CARUSO. 7,5. Fa il suo, attaccando nelle fasi calde della corsa e si porta a casa l’ennesimo piazzamento. Decimo come al Tour: non è un caso.
Michael WOODS. 5. Gli manca la distanza, e alla distanza questo si fa vedere.
Guillaume MARTIN. 8. Lui e la Francia fanno un grande lavoro per il loro Moschettiere: tutti per uno, uno per loro.
Tom DUMOULIN. 5. Per dirla alla Sandro Piccinini: non va!
Vincenzo NIBALI. 6. Non è in grande condizione, anche se non va così piano come qualcuno potrebbe pensare. Fa l’azione giusta al momento giusto e porta via tre compagni di avventura preziosi. Uno su tutti: Van Aert, che dorme. Vincenzo, per un po’, ci ha fatto sognare.
Italia di CASSANI. 6. Va come doveva andare e come si pensava che andasse. Squadra coesa e compatta, che non ha sprecato energie e si è fatta vedere quando si è scatenata la bagarre. Bene Bettiol, molto bene Masnada e Bagioli. Nel complesso tutti con la loro più che meritata sufficienza. Un mondiale senza fare azioni dimostrative, dimostrando una volta di più che essere concreti conta più che essere appariscenti.
Greg VAN AVERMAET. 8. Campione olimpico che corre da campione per Van Aert, che campione del mondo non riesce a diventare.
Tadej POGACAR. 7. Scatta sul colle di Gallisterna a 42 km dal traguardo. Getta scompiglio in gruppo, ma alla fine è costretto anche lui a gettare la spugna. Ma che corridore.
Dmitrij GRUZDEV. 6. Il 34enne corridore kazako dell’Astana è il primo a scattare: prende e va, ma la fuga non va.
Daniil FOMINYKH. 7. Ci prova l’altro kazako dell’Astana e la fuga questa volta va. Via lui con Jonas Koch (Germania), Torstein Traeen (Norvegia), Marco Friedrich (Austria), Yukiya Arashiro (Giappone), Eduard Grosu (Romania) e Ulises Castillo (Messico). A 69 km dalla conclusione vengono ripresi.
Aleksej LUTSENKO. 19, come il Covid. Era uno degli uomini più attesi e affidabili della selezione kazaka che deve, fin da subito, rinunciare alla sfida iridata per positività al Covid. Non è il solo, ci sono anche il 28enne tedesco della Sunweb Nikias Arndt e il 29enne eritreo Natnael Behrane.
Filippo GANNA. 53. Per il primo oro nella crono della storia azzurra, fila via veloce ad oltre 53 km/h. Una prestazione che incanta, per forza e postura: stile perfetto, da manuale del ciclismo che va forse anche riscritto, mettendo la foto di questo ragazzone del Verbano Cusio Ossola che rende preistoria e sghembe le posizioni di Anquetil e Merckx, Moser e Indurain… Filippo è lì da vedere. Incantati.
Elisa Longo BORGHINI. 6. È la sesta medaglia tra olimpiadi, mondiali ed europei: un bronzo a Rio (2016), due bronzi mondiali (Limburgo 2012 e Imola 2020), oltre a un argento continentale (Plouay 2020) e due bronzi (Goes 2012 e Plumelec 2016). È una spettacolare e affidabile figlia d’arte (Guidina Dal Sasso), ma per me è ormai una sorella d’Italia.
Marco SELLERI e PAVARINI. 9. Cosa vuoi dire alla Nuova Ciclistica Placci 2013 se non bravi! Non era facile, non è stato facile, ma loro l’hanno fatto, dopo aver fatto in questo anno pazzesco sconvolto dalla pandemia tantissime altre cose. Sono stati il motore di una ripartenza che non si è più fermato.
Stefano BONACCINI. 10. È un politico di razza, quindi un ottimo passista, ma questa volta - coadiuvato da un cittì d’eccezione - si traveste da sprinter e brucia tutti sul tempo e porta a casa i Mondiali. Se non è un velocista è perlomeno un ottimo “finisseur”. Se non è un ciclista è sicuramente uno che ama lo sport e in particolare il nostro. Per questo, grazie.