Miguel Angel LOPEZ. 10. La tappa regina ha il suo re: Michele Angelo Lopez. Si fa un gran regalo, vincendo per la prima volta sulle strade del Tour, ma lo fa anche alla squadra e al suo team manager Alexander Vinokourov, che oggi compie 47 anni: auguri! Una vittoria pensata, voluta e attenuta con grande lucidità e intelligenza tattica, anche se a mio modesto parere aveva le gambe per provare a partire un po’ prima. È vero che di Marco Pantani ce n’è stato uno, ma il colombiano non aveva nulla da perdere, e così è difficile vincere il Tour. Come spesso accade, non è sufficiente avere una grande gamba se si ha il braccino.
Primoz ROGLIC. 10. Fa tutto bene, senza andare mai in affanno. Risponde colpo su colpo, prima di sferrarlo nel finale, mettendo in leggera crisi Pogacar che, complice anche lo scalmanato pubblico presente, perde qualche pedalata, qualche metro. La maglia gialla torna in albergo da Re. Difficile che abdichi.
Tadej POGACAR. 9. È pazzesco, per come lotta, per come si difende e resiste, ha un talento immenso, anche se oggi vive una giornata difficile che in ogni caso chiude da vicerè, con tanto di maglia bianca di miglior giovane e quella a “pois” di miglior scalatore. Insomma, se non ci fosse il suo connazionale, sarebbe il migliore: in assoluto.
Sepp KUSS. 8. L’americanino è davvero tosto, forte e concreto. Se ci si crede, con questo ragazzo ci si può lavorare.
Richie PORTE. 7,5. A 35 anni suonati vive la sua seconda giovinezza. Ora è quarto nella generale, ad un passo dal podio, che è alla sua PORTata.
Eric MAS. 6,5. Bravo, ma non bravissimo. Sempre lì, con abnegazione e diligenza. Fin quando può, poi si sfila. Poco poco…
Mikel LANDA. 2. Squadra perfetta, squadra superlativa, squadra pronta alla sfida a disposizione di un corridore che evidentemente non ha la tenuta mentale per questo tipo sfide. Complimenti al preparatore nonché grande capo della Bahrain Rod Ellingworth che ha scelto come punta Mikel: poi ci spiegherà la differenza tra il basco e il nostro Damiano Caruso (12° a 12’30”). Per arrivare nella top ten non era necessario svenarsi, bastava il siciliano.
Adam YATES. 6. Fa il suo, con onestà, senza lode e senza infamia.
Rigoberto URAN. 5. Dal terzo posto scende alla sesta posizione. Nella tappa regina pensavo si potesse esaltare, invece, sul più bello, salta.
Tom DUMOULIN. 6,5. Anche oggi, con grande fatica, fa il proprio lavoro fino alla fine.
Wout VAN AERT. 8. Tira come pochi, senza colpo ferire. L’abbiamo capito, se si prepara bene e si mentalizza, ha tutto per puntare a vincere un giorno un Grande Giro.
Sam BENNETT. 7. Il traguardo volante di giornata in verità lo porta a casa Alaphilippe (voto 7), ma il velocista irlandese brucia Sagan e Trentin con l’aiuto del solito Morkov che prende e porta via punti anche lui. Ora il corridore della Deceunick Quik-Step guida con 278 punti, davanti a Sagan (231) e Matteo Trentin (218).
Sonny COLBRELLI. 8. Guida e indica la strada a Landa, lima e ricuce, ci manca solo che faccia anche i caffè. Poi però dicono: sì, ma non ha fatto ancora una volata. In verità ha fatto anche quelle, nei ritagli di tempo, dopo aver risistemato tutte le cose in casa Bahrain. Prezioso.
Alejandro VALVERDE. 10. A 40 anni va meglio di tanti giovanotti. È decimo in classifica generale, a 9’31”, mica male per un ragazzo che non pensa assolutamente alla pensione.
Richard CARAPAZ. 5. Si porta avanti con il lavoro, trova il varco e insiste, ha tutto per provare a portare a casa almeno una tappa, ma anche se sei fuori classifica al Tour non ti regalano niente. E a lui, Roglic e Nibali il regalo l’hanno già fatto un anno fa.