L'ORA DEL PASTO. SENTIERO VALTELLINA

LIBRI | 17/08/2020 | 07:50
di Marco Pastonesi

 


Centoquattordici chilometri di distanza, 990 metri di dislivello, un giorno una settimana una vita per percorrerlo, un’intera storia per farlo. Dopo il Lombardia, ecco la Lombardia. Dopo le emozioni, ecco le sensazioni. Dopo la corsa, ecco il viaggio.


Da Colico a Morbegno, da Morbegno a Sondrio, da Sondrio a Tirano, da Tirano a Bormio. E’ il Sentiero Valtellina. Che si potrebbe pedalare o camminare (e respirare e assaporare: un sentiero è da sentire) anche al contrario, svariando a destra (Val Gerola, Aprica, Mortirolo...) o a sinistra (Val Codera, Val Masino, Teglio...), e allungando (Livigno, Stelvio, Gavia...). Il padre – esagerando - di tutte le montagne.

Lorenzo Gambetta ha scritto “Sentiero Valtellina” (Infinito edizioni, 120 pagine, 13 euro, prefazione di Marco Confortola e introduzione di Renzo Fallati), un po’ guida e un po’ manuale, il racconto di un viaggio non solo a pedali ma anche a parole, dunque memorie, incontri, intuizioni, e volti, profili, lineamenti, e traiettorie, direzioni, tracce. Morbegnese, autore di “Jugo-bike”, stavolta Gambetta si avventura in un territorio conosciuto, ma mai abbastanza, vissuto, ma mai tanto, e goduto, ma mai troppo.

E’ così che si intrecciano le vicende della bella Gundeberga, che nel 643 venne rinchiusa nel castello di Domofole, e dell’astronomo Giuseppe Piazzi, che scrutando il cielo nella notte del Capodanno 1801 soprì un corpo celeste tra Marte e Giove. E’ così che si specchiano Mazzo, che deriva il suo nome dal Matsch di un’antica famiglia feudataria della Val Venosta, e Sondalo, titolare del più grande sanatorio d’Europa costruito nel ventennio fascista per contrastare la tubercolosi. Ed è così che si materializzano Marco Pantani, piratesco e aeronautico in un tornante quasi verticale del Mortirolo, e il Gigiàt, misterioso e leggendario, metà caprone e metà camoscio, dal pelo foltissimo, secondo alcuni docile, secondo altri violento.

“Valtellina, crocevia dell’Europa – scrive Gambetta -. Terra di passaggio, terra di confine, terra di conquista”. Una terra, come tutte le terre, che è l’altra metà del cielo.

 

 

 

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