Aurora Mantovani, perchè la bici? «Mio fratello Andrea aveva iniziato a correre prima di me. Così un giorno mi sono iscritta alla società Bareggese di Bareggio, ho avuto subito una bicicletta con il marchio del team, e da lì è partita la mia avventura a due ruote».
Aurora è una ragazza di 17 anni (diciotto in agosto, ndr), che alterna con disinvoltura e ottimi profitti la strada alla pista. Nel suo palmares spicca già un titolo tricolore, nella Corsa a Punti in pista, conquistato nel velodromo torinese di San Francesco al Campo, nel 2018. In quell'anno si è inoltre laureata campionessa lombarda nella medesima specialità. E sempre in pista si è messa al collo anche la medaglia di bronzo nell'Inseguimento a squadre. L'anno scorso nessuna vittoria, ma tanti piazzamenti, anche importanti come la classifica finale del Giro di Campania a tappe, chiusa in ottava posizione, il secondo posto a Ceparana nei pressi di La Spezia, e l'argento nel campionato italiano a cronometro a squadre di Treviglio.
«Mi sono giocata più volte la vittoria, ma non è arrivata. Forse in qualche occasione avrei potuto giocarmela meglio, ci proverò quest'anno. Io sono una buona gregaria, nel senso che attacco sempre, tutto il giorno, mi piace sentire il vento faccia e non limare le ruote in gruppo».
Il 2020 di Aurora era inziato bene, con il Meeting in pista a Ginevra, Svizzera: seconda nell'Omnium, quinta nella Madison. Poi lo stop. Milanese di Sedriano, la Mantovani è figlia di Antonio (origini sarde), camionista per una ditta di spedizioni, e di Patrizia, impiegata nell'azienda Italsempione Trasporti Internazionali. Mentre il fratello maggiore, Andrea, dopo una breve parentesi tra gli Under 23, è entrato nell'Esercito. Aurora frequenta il Liceo Sportivo IIS "Gerolamo Cardano" di Milano, e gareggia tra le juniores per la formazione piacentina Vo2 Team Pink diretta da Stefano Peiretti.
Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«Sta prendendo sempre più piede a livello internazionale, e un passo avanti è stato fatto anche per il ciclismo femminile».
A quale età hai cominciato a correre?
«A 10 anni per il GS Bareggese, con una bici della società azzurra».
Il più forte corridore di tutti i tempi?
«Peter Sagan e Marianne Vos per la loro personalità e il carattere».
Quale altro sport ti piacerebbe praticare?
«La pallavolo, che ho praticato da giovanissima».
I tuoi peggiori difetti?
«A volte sono troppo diretta».
Il tuo modello di corridore?
«Non ho nè idoli nè modelli».
Cosa leggi preferibilmente?
«Onestamente non sono una lettrice».
Cosa apprezzi di più in un uomo?
«La sincerità».
Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«Darei più visibilità a tutto il movimento e alle gare in pista».
Piatto preferito?
«Pasta al ragù di nonna Enrica».
Film che ti ha emozionato?
«Finora nessuno, ma il cinema è una mia passione».
Chi è il tuo collega più simpatico?
«Mi trovo bene con tutte le compagne di squadra».
Il bello del ciclismo?
«La possibilità di fare sport all'aperto, di conoscere posti e persone».
Paese preferito?
«L'Italia».
Cosa vorresti che si dicesse di te in particolare?
«La verità per quella che sono».
Hobby?
«La compagnia del mio cane, Mia, e di mio fratello».
La gara che vorresti vincere?
«Una grande classica della categoria femminile».
Ti senti in debito con qualcuno in particolare?
«Con nessuno».
Quale sarà il tuo obiettivo al rientro nelle gare?
«Indossare la maglia azzurra».
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