Un Giro. Un altro Giro, un Giro diverso. Tanti vecchi Giri per farne un Giro nuovo. “Il Giro dei Giri”. Ventuno tappe selezionate nell’archivio della Corsa Rosa per la loro storia o per la loro bellezza, per i loro protagonisti o per le loro avventure, e poi riordinate, riorganizzate, ritrovate e rielaborate.
E’ l’idea che ha sedotto il Touring Club Italiano ed è il libro scritto da Gino Cervi e Albano Marcarini: 242 pagine, 29 euro, un ricco patrimonio di immagini (foto e mappe) e una precisa collezione di informazioni (strade, distanze, pendenze, dislivelli).
Si comincia con la Milano-Genova del 1924 (era la prima tappa del Giro d’Italia cui partecipò Alfonsina Strada, la prima e unica donna al via, e in qualche modo anche al traguardo finale, della corsa riservata agli uomini), si finisce con la Verona-Milano del 1927 (era l’ultima tappa di un Giro dominato da Alfredo Binda). Nel tempo si va dal Giro del 1910 (con la Teramo-Napoli) al Giro del 2018 (con la Venaria Reale-Bardonecchia/Jafferau). C’è un omaggio a Fausto Coppi (con la Firenze-Modena del 1940, quando si rivelò al mondo conquistando tappa e maglia rosa, ancora da gregario di Gino Bartali) e anche a Marco Pantani (con la Merano-Aprica del 1994, con tanto di Mortirolo). C’è la scalata dello Zoncolan (la prima volta, nel 2003, dal versante di Sdutrio, primo Gibo Simoni) e c’è l’ascesa sulle Tre Cime di Lavaredo (nel 1968, con l’irresistibile progressione verticale di Eddy Merckx). C’è la tappa delle tappe, la Cuneo-Pinerolo del 1949, un inno al ciclismo e alla sua letteratura, con l’assolo (davanti) di Coppi-Achille e l’assolo (dietro di lui, ma davanti a tutti gli altri) di Bartali-Ettore.
“Il Giro dei Giri” è la storia che si fa geografia e la geografia che si fa storia. Se proposto oggi a corridori e squadre, l’itinerario sarebbe criticato come un Giro duro, durissimo, ma anche bello, bellissimo, sbilanciato al nord e dimentico del sud (ignorate Basilicata e Calabria, oltre a Marche e Sardegna), privilegiando gli scalatori e mortificando i cronomen (nessuna tappa contro il tempo)... Ma qui il senso è dare gambe alla memoria, mettere i pedali alla storia, riempire la strada di eroi, ripercorrere strade, respirare paesaggi. E il tandem Cervi-Marcarini – bel gioco di squadra, la squadra del Touring Club Italiano – ce l’ha fatta.
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