L’Operazione Aderlass torna d’attualità nel mondo del ciclismo. Ed è un ritorno che rischia di far rumore… La CADF - Fondazione Antidoping indipendente voluta dall’UCI - sta riesaminando infatti i campioni raccolti durante il Tour de France 2016 e, soprattutto, 2017.
Dalle diverse confessioni raccolte dagli inquirenti austriaci, che sono partiti nelle loro indagini dallo sci di fondo e da tutto quanto ruotava attorno al medico tedesco Mark Schmidt, sarebbe emerso che nel 2016 e nel 2017 i ciclisti hanno utilizzato un prodotto antidoping per il quale non era ancora disponibile in quel momento un metodo di ricerca affidabile
«Durante quel periodo, c'erano un certo numero di sostanze proibite che non erano disponibili sul normale mercato farmaceutico e per le quali non c'erano ancora metodi di rilevazione ottimali nei laboratori. Da allora questi metodi sono stati migliorati» afferma Peter Van Eenoo del laboratorio antidoping di Gand.
Il nome del prodotto in questione non è noto, ma pare essere di origine americana: l’UCI è stato informata a novembre e ha chiesto alla CADF di riesaminare tutti i campioni del 2016 e del 2017. Il quotidiano belga Het Nieuwsblad anticipa oggi che sono già state effettuate le prime analisi e che al centro dell’attenzione ci sono soprattutto i campioni raccolti durante il Tour del 2017.
Ricordiamo che l’Operazione Aderlass ha preso il via dalle confessioni dello sciatore di fondo Johannes Dürr e nella rete sono finiti sciatori di fondo, medici e ciclisti: tra questi, l’ultimo a confessare il suo coinvolgimento nella vicenda è stato Pirmin Lang, professionista svizzero dal 2009 al 2017.