Ma che se lo tengano, il loro geniale calendario. Cosa credono, che noi italiani siamo così rintronati dal Covid? Ma davvero la Federazione mondiale a trazione francese, motorizzata Tour, pensa che noi non ci accorgiamo della solenne porcheria perpetrata ai nostri danni? Ma chi siamo noi, gli scemi del villaggio? Cosa abbiamo, l'anello al naso?
Non servono grandi analisti, magari riuniti in videoconferenza, per esprimere un giudizio su questo ciarpame. E' evidentissimo da subito, ha il pregio di non tentare neppure di mascherarsi: l'unico obiettivo è piazzare il Tour dove meglio gli pare e piace, il resto accatastato in qualche modo, alla rinfusa, stipando il più possibile negli spazi più ristretti.
Il peggio conciato, alla fine, è il Giro d'Italia. Già correrlo ad ottobre è una vera mestizia - immagino il concorso di pubblico, la folla di gitanti e di turisti -, ma piazzargli poi in concomitanza tutte le più monumentali classiche del Nord significa letteralmente prenderlo a mazzate, demolendolo sul nascere.
Chiedo, se qualcuno sa rispondermi: a occhio e croce, quanti passisti da corse in linea verranno in Italia per completare un parco iscritti già inevitabilmente rachitico, con il Tour così vicino? Pochi favoriti per la classifica generale, nessun nome di grido per la caccia alle tappe. Un aborto. Questo è il Giro che calendario alla mano i signori del Palazzo hanno riservato alla martoriata Italia, sempre nel segno della solidarietà umana per le note sofferenze che ha sopportato in questi mesi. Il resto sono chiacchiere ipocrite.
Personalmente, da italiano e da tifoso del Giro, considero questo calendario un'offesa. Irricevibile. Mi consola soltanto un pensiero: con l'aria che tira, per quanto se la raccontino, è fortissima la probabilità che il loro bel calendario finisca in fuffa. Potranno ripiegarlo per bene e usarlo nella pulizia delle vetrate. L'unico obiettivo alla sua altezza.