Chris Froome torna a parlare di temi scottanti: il campione del Team Ineos ha concesso un'intervista su Instagram e non ha nascosto la sua delusione nel vedersi costretto ancora una volta a parlare di fatti di doping legati all’era Armstrong. «Sono passati almeno quindici anni, ma ne stiamo ancora parlando. EÈ evidente che tutto questo ha causato molti danni al nostro movimento».
A scatenare la riflessione di Froome, una domanda riguardante proprio l'influenza che la videnda Armstrong ha avuto sul ciclismo. Froome non menziona il texano nelle sue risposte, ma parla del periodo molto discusso in cui tra l’altro ha fatto il suo debutto nella massima categoria.
«Sono diventato professionista nel 2008 e ho pensato che fosse un buon momento per questo salto di categoria. Credevo che gli anni peggiori fossero ormai alle nostre spalle, ma sono rimasto scioccato quando a 23 anni ho affrontato per la prima volta il Tour de France. Non ci potevo credere».
Ricordiamo che quello fu il Tour dell’arresto di Riccardo Ricco con il team Saunier Duval che si ritirò: «I corridori furono arrestati per doping, uno dei miei compagni di squadra (Moisés Dueñas, ndr) è stato portato via in manette. E questo mi ha aperto gli occhi».
L’analisi di Froome continua: «Da allora le autorità hanno introdotto il passaporto biologico e questo ha avuto un impatto notevole. I controlli ora sono davvero severi. Dobbiamo comunicare dove siamo ogni giorno in modo da poter essere testati. Il ciclismo ha fatto grandi passo, ma stiamo ancora parlando di quello che è accaduto più di quindici anni fa. Quel periodo ha danneggiato notevolmente il nostro sport, ma sono davvero convinto che il ciclismo abbia cambiato pagina. Non credo che avrei vinto il Tour de France quattro volte se le cose non fossero cambiate».
Infine una risposta sul momeno attuale: «Ogni anno siamo costretti a rispondere alle domande degli scettici, alle domande di coloro che non credono a nessun risultato. Ma mi dico: cos'altro possiamo fare? Andiamo avanti perché sappiamo che stiamo facendo bene e che non abbiamo nulla da nascondere. Lo sport è ora cento volte più pulito, ma scaliamo le montagne più velocemente di quanto non facessero in quel momento. Il modo migliore per spiegarlo è che ci siamo evoluti molto nei settori della tecnologia, della nutrizione e dei metodi di allenamento. Siamo semplicemente migliori come atleti».