Nato il 18 aprile 1998, Tommaso Campesan ha iniziato a pedalare a dodici anni con la maglia del Gruppo Sportivo Guadense di San Pietro in Gù: «La prima gara a cui ho partecipato si svolgeva a Sandrigo, allora ero un “G6”.», ci racconta il fresco ventiduenne quando lo raggiungiamo telefonicamente nella sua abitazione di Romano d’Ezzelino.
Dal giorno del suo debutto a “casa” di Pippo Pozzato, Tommaso di colpi di pedale ne ha dati tanti prendendosi anche diverse soddisfazioni. Nel biennio da Allievo, in maglia Postumia 73 Dino Liviero vince due gare ed ottiene piazzamenti importanti come il secondo posto a Casalguidi nel 2014; da Juniores, tesserato per Pressix P3 Mito Sport, s’impone nel “Memorial Annibale Franchini” del 2015 e nel “Trofeo Martiri Trentini” del 2016 (con lui sul podio Cristian Rocchetta e Samuele Battistella, ndr). «Sono ricordi molto belli, ma le emozioni più forti in bicicletta le ho vissute nella scorsa stagione quando in pochi giorni ho vinto il Campionato Regionale Veneto a Cronometro e la “Medaglia d’Oro Città di Monza”.», dichiara Tommaso.
Mi racconti come è andata meno di un anno fa a Monza?
«L’idea di correre sulla pista di Formula1 mi ha sempre affascinato ma, quella dello scorso anno è stata la mia prima partecipazione. Ero in fuga con gente decisamente più veloce di me, comunque non mi sono dato per battuto. Non sono mai stato un attendista, ho sempre amato scattare, ed anche in quella occasione ho provato a sorprendere tutti; stavo bene e sono riuscito a tagliare il traguardo per primo regalando una bella vittoria alla Work Service Videa Coppi Gazzera (alle sue spalle Stefano Moro e Stefano Gandin, ndr).»
Tante emozioni.
«Decisamente, è stata una vittoria particolare, per un po’ di ragioni. Primo, non capita tutti i giorni di poter salire sul podio della F1, poi, qualche giorno prima era nata mia nipote a cui ho dedicato il successo; infine, cosa molto importante, vincere è stata la conferma che volevo, un obiettivo raggiunto. Dopo un 2018 non facile a livello fisico.»
Come mai?
«Proprio nel mese di giugno del 2018 ero alle prese con i postumi di un incidente in allenamento: un automobilista mi ha investito. Ne sono uscito con tanta forza di volontà, l’aiuto della mia famiglia e della squadra.».
Alla conclusione della stagione 2019, con i due successi all’attivo, Tommaso volta pagina: «Sono sceso di sella. Una scelta ponderata. Non ho rimpianti, forse l’unico dispiacere è quello di non aver vestito la maglia azzurra che ho sempre sognato. – ci confida Campesan - Avrei potuto continuare con il ciclismo ma ho deciso di cogliere l’opportunità di un lavoro in una azienda vicino a casa, una sfida tutta nuova con nuovi obiettivi su cui ora sono concentrato.»
Qualche pensiero per il ciclismo, è rimasto?
«Ogni tanto, complice anche la situazione di incertezza globale dovuta al coronavirus, mi capita di pensare a quella che fino a pochi mesi fa era la mia vita, la vita da atleta. In tanti anni ho vissuto tante emozioni, conosciuto tante persone e in gruppo ho ancora molti amici. A loro e alla grande famiglia del ciclismo vorrei lanciare un messaggio.»
Fai pure.
«Non mollate. Il momento che stiamo vivendo non è facile, per nessuno. Capisco benissimo la difficoltà che provate ad allenarvi solo sui rulli senza poter uscire; so cosa vuol dire non poter correre, essere nell’incertezza e magari perdere di vista i propri obiettivi. Bisogna però tenere duro anche in momenti di difficoltà e lottare per raggiungerli. Forza ragazzi!»