Dopo un’ora di rulli, per non cedere del tutto all’immobilità da quarantena, Renato Di Rocco chiede ai suoi tesserati di pazientare ancora, e ai professionisti di dare l’esempio. «Ho appoggiato la richiesta dei corridori di rivolgersi al governo per ottenere una sorta di apertura per gli allenamenti su strada: in fondo un professionista è una piccola azienda. Ma il ministro Spadafora mi ha risposto che noi siamo stati virtuosi a fermare i nostri tesserati prima ancora che fosse un obbligo, e che non possiamo mollare proprio adesso». E’ il mondo ad essersi fermato, e il ciclismo è soltanto una ruota dell’ingranaggio. Poco importa che sia il nostro secondo sport per numero di medaglie olimpiche e uno dei più amati da tifosi e praticanti. In questo momento ci sono esigenze superiori, e il presidente lo sa. «Per quanto riguarda la mia federazione, non posso non tenere conto del fatto che i grandi numeri li abbiamo nelle zone più colpite dal virus, in particolare la Lombardia, le province di Bergamo e Brescia, e il Veneto. Ma ormai è una situazione che riguarda tutti, anche gli altri Paesi».
La domanda che tutti ci facciamo è: quando si potrà ripartire?
«E’ una domanda a cui non so rispondere. In una situazione così grave del Paese non possiamo dare la priorità allo sport. Posso dire che si ripartirà, ma quando sarà possibile farlo in condizione di sicurezza».
Qual è al momento la soluzione più probabile?
«Se va bene si potrà tornare a correre ad agosto, magari alla fine di luglio, non penso prima. Priorità ai grandi giri e alle classiche monumento, ma cercheremo di salvare quante più corse possibile. Intanto abbiamo rinviato anche tutti i campionati italiani previsti per giugno».
Tour da fine agosto al 20 settembre, Giro a ottobre e Vuelta a novembre. E’ uno scenario possibile?
«Possibile, gli organizzatori stanno cercando un accordo definitivo. Il Giro potrebbe anticipare di una settimana nel caso che il Mondiale debba essere spostato».
E’ a rischio la Foire du Valais, che porta a Martigny 200mila persone. E comincia il giorno del Mondiale, il 27 settembre.
«Se annulleranno la fiera, il Mondiale non si potrà correre in quella data. Dovrebbero decidere entro fine aprile».
Fino a che punto si può allungare la stagione?
«Metà novembre, non oltre».
Correrebbe a porte chiuse?
«No, lo escludo. Soprattutto in fase di ripartenza».
Intanto chi può ha già attivato la cassa integrazione.
«Soltanto Reverberi poteva, la Bardiani è l’unica ad avere la sede in Italia».
Qual è il futuro delle piccole società, di quelle che lavorano sui giovani, magari nei territori più colpiti dall’epidemia?
«Quello è il polo più produttivo del Paese, non credo che le imprese faranno mancare il sostegno alle società del territorio. Non sono vere sponsorizzazioni, nascono con una vocazione territoriale, sociale, ci sarà una reazione».
Le società si reggono sugli sponsor. E gli sponsor senza ritorno d’immagine come fanno?
«Abbiamo chiesto la defiscalizzazione per chi continua la sponsorizzazione nella prossima stagione».
Quali saranno i tempi e i modi degli aiuti allo sport?
«C’è già il primo decreto per l’indennità ai collaboratori sportivi. La settimana prossima dovrebbe uscire il regolamento del decreto sulla liquidità a favore delle società dilettantistiche, fino ai 25mila euro dovrebbe esserci un percorso agevolato, gestirà tutto il Credito Sportivo. Poi ogni federazione farà la sua parte, siamo pronti ad accompagnare la ripartenza. Abbiamo già stanziato due milioni, che possono aumentare grazie alla liquidità dei comitati regionali. Ridurremo le tasse di affiliazione e di tesseramento, anche se il costo dell’assicurazione per noi è importante».
In che modo pensate di accompagnare la ripartenza?
«Alle spese che un organizzatore ha, che sono tante, ora bisognerà aggiungere anche i costi del protocollo sanitario: in questo momento lo scenario non è ancora chiaro, ci serve un mese per capire, ma li aiuteremo con un intervento economico per assicurarsi i tamponi, quando si riprenderà bisognerà farlo con la massima sicurezza per gli atleti».
Da quali corse si ripartirà?
«Daremo la priorità alle gare a cronometro e ai velodromi, con accessi scaglionati e protocolli sanitari chiari. Tutti parlano di un metro, ma in gruppo la distanza di sicurezza è come minimo tre metri. Bisognerà vedere quanti prefetti e comuni autorizzerano le gare».
Chi si deve ancora qualificare ai Giochi come farà?
«Mtb, Bmx race e freestyle continuano il loro percorso fino a guadagnarsi la qualifica. Appena si potrà, a fine stagione o nel 2021».
Gli Under 23 rischiano di perdere l’anno decisivo per una carriera: si potrà prolungare la permanenza nella categoria?
«Con Lappartient ci stiamo ragionando in chiave tecnica, lui ha paura di snaturare la categoria. Da noi è un problema più sentito perché abbiamo numeri importanti, gli altri hanno meno juniores e Under 23 e infatti possono seguirli meglio. E’ chiaro che i ragazzi quest’anno non potranno mettersi in evidenza ma è un problema non soltanto loro: quanti professionisti riusciranno a farsi rinnovare i contratti in scadenza se non ci sono corse?».
Fornite un supporto online ai vostri tesserati?
«I nostri campioni, da Nibali a Viviani, hanno fatto dei tutorial per l’allenamento in casa».
Sarà spostata online anche la formazione?
«Siamo pronti a lanciare la piattaforma che avevamo già messo a norma, prima che scoppiasse l’epidemia, con il Piemonte e l’agenzia Formont. Sono corsi online per le guide cicloturistiche, creiamo una nuova figura professionale, sono soprattutto i maestri di sci a riconvertirsi per i mesi estivi. Cerchiamo di dare una mano anche al turismo, altro settore in grande sofferenza».
La federtennis ha deciso di tagliare e di ricorrere alla cassa integrazione, è inevitabile?
«No. Nel ciclismo c’è un effetto squadra diverso, mi interessa tenere il gruppo unito».
Le elezioni federali vanno posticipate di un anno?
«E’ l’ultimo dei problemi. Dico solo che io sono stato eletto a marzo e per ricostituire una squadra tecnica ci ho messo tre mesi, farlo l’anno prossimo a pochi mesi dai Giochi è complicato, io ho ottimo staff di lavoro, vorrei dare continuità e tranquillità agli atleti, in modo che sappiano di poter arrivare alle Olimpiadi con questi tecnici».
Riesce a intravedere qualcosa di buono in questa situazione?
«Il mio sogno è che da questa crisi esca valorizzato lo strumento bici, in chiave ambiente, salute e trasporto. Quando capiremo l’importanza della bicicletta sarà sempre troppo tardi».
dal Corriere dello Sport-Stadio del 12 aprile 2020