Non è morto di Coronavirus, ma è morto e solo questo mi demolisce. Gianni Mura era un amico, con lui ho condiviso tanti Tour de France, tanti stadi, soprattutto tanti momenti e tanti pensieri. Ma in moltissimi hanno il loro Mura personale, soprattutto i lettori hanno i suoi scritti fantastici, pezzi d'autore con dentro la prosa migliore, senza noia e senza banalità, divertente di quel divertente che rende un articolo sempre troppo corto, perchè vorresti non finisse mai.
Anche se non tutti ne rendono conto, perchè oggi la grande firma non tira più, perchè il gusto è quello che è e si fatica a distinguere Tolstoj da un lancio Ansa, nonostante questo il mondo dei giornali e della cultura, l'Italia nel suo complesso, perdono per sempre un numero uno, un fuoriclasse assoluto, inimitabile e irripetibile. Gli sopravvivono le sue parole, i suoi ragionamenti, le sue idee. Eppure, adesso non mi basta. Adesso mi pesa l'incubo di non saperlo più qui. Quando se ne va uno come Mura, il mondo è improvvisamente un po' più povero e più arido.