Quel negoziante che lo riconosce, lo abbraccia, lo prega, lo prega perché lui entri – un attimo, un attimo soltanto – nel suo negozio di abbigliamento, e quando lui entra, in quell’attimo gli sfila il giaccone e gliene mette un altro, nuovo, etichettato, e glielo regala.
Quel macellaio che lo riconosce, lo abbraccia, lo incita, lo incita perché lui entri – un attimo, un attimo soltanto – nella sua bottega di gastronomia, e quando lui entra, in quell’attimo brandisce un coltello e selezionando seziona filetti, costate e salsicce e li impacchetta e infine glieli archivia, senza scontrino, sotto il braccio.
E quel vigile urbano che lo riconosce proprio nell’attimo in cui sta alzando il tergicristallo anteriore di un Suv per sistemare la multa per divieto di sosta e proprio in quell’attimo capisce che il tergicristallo nonché l’annesso Suv appartengono a lui, e allora, con un’acrobazia degna di un palcoscenico hollywoodiano o di una pedana olimpica, straccia la multa, estrae il telefonino e lo implora, lo implora di concedersi per un “selfie” insieme, da inviare a mezzo mondo.
E quell’altro proprietario di auto, punito per divieto di sosta, che va dal vigile urbano e chiede – come succede per l’indulto del presidente della Repubblica – di essere sollevato, almeno stavolta, soltanto stavolta, per l’eccezionalità di quell’incontro immortalato dal “selfie”, dalla pena pecuniaria.
A Prato o a Pistoia, a Reggio Emilia o a Modena, ma anche a Bressanone o a Canicattì, le apparizioni stradali di Francesco Moser moltiplicano atti di coraggio e dichiarazioni di amore, momenti di gloria e gesti di generosità, a volte perfino inattesi miracoli. Lui, Moser, sorridendo, si presta, si dona, si regala, e per non deludere vecchi tifosi e giovani speranze, incassa e porta a casa.
Perché Moser – ma anche altri ciclisti protagonisti – è uno di noi, meglio di noi, quello fra noi che ci ha uniti anche in un tifo diviso, quello fra noi che ce l’ha fatta, su strada e su pista, sul pavè e sui tornanti, in sella e sui pedali, e la sua faccia, e la sua maglia, e la sua bici, e la sua biglia, e soprattutto la sua fatica, sempre rispettata, mai abbastanza ripagata.
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