Ha chiuso la sua stagione a luglio per curare la mononucleosi dopo essere stato fino a quel momento grande protagonista. Riccardo Carretta, classe 2001 dell'Uc Giorgione, veneto di San Pietro in Gù, in provincia di Padova, ha lasciato il segno in primavera vincendo il Giro delle Conche a Silvelle di Cordignano e la cronometro individuale di Ospitaletto (Coppa Bonomi). Poi è stato secondo al Gp Vini del Roero a Canale, quinto al Campionato Veneto, sesto al tricolore a cronometro, ottavo al Gran Premio dell’Arno. Ha corso il Fiandre e la Roubaix di categoria: nella classica delle pietre si è ritirato, penalizzato da un problema alle mani. In maglia azzurra, oltre alla Roubaix, ha disputato anche il Tour dei Paesi del Vaud (Nations Cup) in Svizzera.
La passione per il ciclismo gli è stata trasmessa dal padre Derio (titolare di una azienda di profili in legno a Torri di Quartesolo) che, dopo aver subito un incidente con la moto, ha spinto il figlio a usare la bicicletta. Mamma Raffaella è impiegata in una ditta, il fratello minore Mattia gareggia tra gli esordienti nel Velo Club Junior Nove. Carretta è un corridore completo, che può far male su tutti i terreni. E’ sempre lì, nelle corse che contano e adesso che è guarito è pronto a dimostrarlo. Studia all’Istituto Geometri “Canova” di Vicenza e l’anno prossimo debutterà tra gli Under 23 con il Cycling Team Friuli di Roberto Bressan.
Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«Dopo il buio sta tornando la luce. I talenti non ci mancano».
A quale età hai cominciato a correre?
«A 9 anni per il GS Guadense, la prima bici che ho ricevuto una Vicini di colore gialla».
Il più forte corridore di tutti i tempi?
«Eddy Merckx perché vinceva tutto e dappertutto».
Segui altri sport con la stessa passione del ciclismo?
«No, però mi prendono molto le gare delle Moto GP».
I tuoi peggiori difetti?
«Sono permaloso e a volte troppo ottimista».
Altruista o egoista?
«Altruista».
Cosa leggi preferibilmente?
«Non leggo».
Cosa apprezzi di più in una donna?
«Le maniere femminili».
Sei social?
«Nei giusti canoni».
Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«Lo farei tornare più naturale, più semplice e meno scientifico».
Piatto preferito?
«Pizza».
Hobby?
«Stare con gli amici».
La gara che vorresti vincere?
«Giro delle Fiandre».
Televisione, cinema o teatro?
«Cinema, ma non di frequente».
I ragazzi di oggi con quelli di ieri: le differenze?
«Oggi sono più viziati, è una generazione che si è adagiata».
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