È tornato al lavoro da pochi giorni, Davide Villella: tre settimane di riposo assoluto e poi una lenta ripresa per preparare la prima stagione con la Movistar.
«Ho staccato completamente la spina per venti giorni, che mi sono serviti per ricaricare le batterie in vista del 2020. Vacanze sì, ma niente di esorico: sono rimasto a casa a Bergamo con la famiglia e gli amici: durante l’anno i momenti liberi per noi ciclisti scarseggiano, quindi ne ho approfittato. E vi dirò che ne avevo proprio bisogno. Ho ricominciato con gli allenamenti, anche se devo ammettere che la ripresa per me è sempre un po’ traumatica. Ma dalla prossima settimana inizierò ad aumentare il carico di lavoro».
Come spesso gli accade, lei è stato protagonista di un bel finale di stagione con il secondo posto al Giro di Croazia e il settimo al Gran Piemonte.
«A fine stagione vado sempre più forte, non so nemmeno io spiegare il perché. Forse a settembre ed ottobre riesco a trovare un po’ di motivazione in più».
Eppure la stagione era cominciata bene.
«Confermo, ad inizio stagione ho corso molto, in ritiro con la squadra avevo buone sensazioni, poi con il Giro d’Italia sono iniziati i problemi a causa di una sinusite che mi ha indebolito molto. Una volta risolti i guai fisici, in estate ho cercato di recuperare la forma fisica migliore in vista degli ultimi appuntamenti di stagione».
Si chiude un’esperienza biennale con la Astana: quale il bilancio?
«Ringrazio il team per avermi dato la possibilità di crescere sia a livello umano che come corridore. Sono stati due anni che porterò per sempre nel cuore».
Ora il passaggio alla Movistar, con quali obiettivi?
«Ad essere sincero non lo so. Non sono ancora stati definiti i programmi per la prossima stagione. Per il momento siamo stati quattro giorni a Pamplona per un meeting con la squadra, poi a dicembre andremo in ritiro ed entreremo nei dettagli della stagione. Ma credo che il mio ruolo non cambierà molto: sarò d’aiuto per i capitani e se poi ci dovesse essere qualche occasione dovrò essere in grado di sfruttarla al meglio».
Un sogno nel cassetto?
«Domanda difficile. Il mio sogno nel cassetto è quello di vincere, un giorno, il Giro di Lombardia, ma questo vuol dire sognare davvero in grande…».
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