È un elenco lungo, lunghissimo. Che comprende nomi noti e altri quasi sconosciuti. Con incidenti che avvengono nel nostro Paese e in ogni altra parte del mondo. Pochi giorni fa era toccato alla giovane allieva toscana Ilenia Bigozzi, investita da un’autovettura che non ha rispettao lo stop, oggi a Domenico Pozzovivo, finito all’ospedale con tutte le ossa rotte, ma l’elenco dei corridori che vengono investiti in allenamento è sempre più lungo.
A marzo il belga Sean De Bie era stato investito da un’auto a Salò e aveva riportato sei costole fratturate. Poche settimane prima era toccato a Max Richeze, investito a gennaio sulle strade della sua Argentina e costretto a rinunciare alla Vuelta a San Juan,
Decisamente più gravi e conseguenze di quanto occorso a Samuele Manfredi lo scorso 11 dicembre: investito da un’auto a Toirano, il giovane azzurro è rimasto per oltre un mese in coma ed è tuttora impegnato in un lunghissimo cammino di riabilitazione. E ancora Davide Ballerini, Federico Zurlo e Giovanni Carboni tutti investiti nel 2018, la tragica scomparsa dell’argentino Omar Pereyra e quella del velocista australiano Jason Lawson.
Sono solo alcuni casi. come quello di Chris Froome investito il 9 maggio 2017 e rialzatosi praticamente illeso mentre la sua bicicletta era andata in pezzi quando un’auto l’aveva investita. Una sorte benigna, quella che il 22 aprile a Filottrano aveva deciso di guardare altrove mentre Michele Scarponi veniva investito da un furgone.
Tanti, troppi incidenti, figli di strade sempre più trafficate e della mancanza di rispetto tra utenti, quale che sia il loro mezzo, in una giungla d’asfalto nella quale il più grosso finisce per avere la meglio.
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