I ragazzi arrivano da Messina, il giorno dopo hanno una gara importante a Sora, in Ciociaria. A cena, che sorpresa, si trovano al tavolo anche il loro presidente, Rachele. E’ in vacanza dai genitori con la figlia, Emma, perché il marito è lontano per lavoro, tornerà soltanto a fine mese.
Per i ragazzi è una festa nella festa. Si mangia - rigatoni con il sugo e un vassoio di prosciutto crudo della zona - e si chiacchiera di tutto. Com’è andata la scuola, dove andrete in vacanza, cosa vi piace del ciclismo, che cos’è per voi la bicicletta. Rachele racconta ai ragazzi che a questa corsa tiene particolarmente, perché siamo proprio vicino a casa sua. Racconta di quando era una ragazzina come loro, di quelli che erano i suoi sogni, del mondo che immaginava di vedere. Poi le viene un’idea. «Se domani fate bene, vi regalo una maglia di Vincenzo. Però dovete fare bene bene, promettetelo. Avete un nome da difendere, dobbiamo fare bella figura». Quel nome i ragazzi ce l’hanno scritto sulla maglia: si chiamano come Vincenzo, il marito di Rachele, il campione. Si chiamano Team Nibali.
Il giorno dopo, a Sora, si corre il Trofeo Ennio Tersigni. Ancora incantati da tutte le parole che hanno ascoltato la sera prima, i ragazzi venuti da Messina dominano la gara, mentre Pippo Cipriano, il direttore sportivo, Lillo La Rosa, il team manager, e Danilo Danieri, il social manager, non sanno dove guardare per la meraviglia. I piccoli squali (Samuele Giunta, Gabriele Munafò, Giovanni Mortelliti, Giovanni Anselmo, Fabio Cuzzocrea e lo stagista Francesco Mollura) danno tutto, si mangiano i chilometri, e poi arrivano alla salita finale, dove Samuele e Gabriele arrivano praticamente insieme, primo e secondo, a braccia alzate. Il più classico dei trionfi di squadra. E la presidente Rachele, per onorare la promessa, ora dovrà portare non una, ma due maglie di Vincenzo Nibali, suo marito il campione.
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