È iniziato il countdown per il Giro d’Italia under 23. Giusto il tempo di mandare in archivio la Corsa Rosa dei professionisti e le attenzioni degli appassionati si sposteranno su quello che al momento è uno degli appuntamenti clou della stagione giovanile. Dal 13 al 23 giugno, con partenza da Riccione e gran finale sul Passo Fedaia, verranno toccate cinque regioni italiane: Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Trentino e Veneto. Tutte le migliori squadre del mondo hanno fatto richiesta di partecipazione agli organizzatori Marco Selleri e Marco Pavarini, che hanno dovuto scegliere alla fine 31 squadre, tra cui 14 formazioni straniere da 11 Paesi diversi.
A decretare il vincitore sarà il Veneto, dove a Verona, fresca dello show rosa all’Arena (e del ritorno in Serie A dell’Hellas) sono state presentate nel dettaglio le tappe venete. Sabato 22 giugno andrà in scena la Rosà-Falcade, che prevede la scalata del Passo Cereda e della Forcella Aurine, mentre il giorno seguente sarà una frazione dal format innovativo, di neanche 40 chilometri, a mettere la parola fine sul Giro, con i corridori che saliranno da Agordo verso il Passo Fedaia.
Nella Sala Arazzi del Comune di Verona non poteva mancare Davide Cassani, uno dei grandi promotori del Giro U23 e senza il quale questa corsa non avrebbe vissuto una rinascita nel 2017. Il CT della Nazionale non si è perso un metro del Giro dei professionisti, che ha lasciato l’Italia abbastanza sorridente: «Questo Giro è stato corso dai nostri ragazzi con coraggio – spiega a tuttobiciweb – Abbiamo vinto cinque tappe al termine di lunghe fughe. Su 50 italiani presenti in gara molti si son fatti vedere davanti a lottare e cito Ciccone, Masnada e Cattaneo, che per me sono andati veramente forte. I segnali sono stati positivi».
Il focus si è però già spostato su quelli che ancora non sono passati professionisti, ma che sfrutteranno il Giro U23 per farsi conoscere e apprezzare: «Bisogna sempre guardare al futuro, dobbiamo dare ai nostri giovani la possibilità di misurarsi su percorsi difficili e contro i pari età più forti del mondo. Per prepararli al salto tra i professionisti non c’è bisogno di piccoli circuiti in pianura, ma di corse a tappe con salite importanti. Questa corsa sarà una sorta di termometro che ci dirà come sta il ciclismo italiano, dal quale potremo trarre delle conclusioni noi e le varie squadre. In Italia dopo Nibali, e speriamo in un ritorno di Aru, siamo un po’ in difficoltà nelle corse a tappe. Quindi è giusto cominciare a pensare ai Grandi Giri del 2023, 2024 e 2025 e cercare di arrivarci con qualche ottimo corridore».
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